domenica 28 novembre 2010

Long vie à le roi des Foto



Dopo il ritorno dall'Ovest, una tranquilla sera...
Terrore, Panico, Disastro, Tragedia!
La schedina di memoria della fotocamera-telecamera è andata in tilt.
Ha deciso di perdere quelle tre o quattro centinaia fra foto e filmati
che avevo fatto nell'ultimo mese...
Un mese d'Africa perduto, compreso l'Ovest.
Lungi dall'arrendermi, sfodero tutte le mie presunte competenze
in vari sistemi operativi nel tentativo di recupero, e ore dopo,
aiutato da un programma scaricato dai ben noti e discussi circuiti di condivisione,
riesco a recuperare tutte le foto. I filmati, stranamente, ci sono ma sono quasi tutti illeggibili.
E' davvero un peccato, mi viene quasi da piangere, ma almeno il recupero delle foto
mi ha risollevato. I filmati più preziosi sono forse proprio quelli dell'ovest, 
e qualcosa per fortuna ho recuperato dagli apparecchi dei compagni di viaggio.
Più in basso, il link alle foto, ma prima una spiegazione è doverosa.


Venerdì 20 Novembre, ore 12, si parte!
No, si dovrebbe partire ma anziché la Prado promessaci, si cambia mezzo, 
dobbiamo usare l'altro mezzo del collegio, il famigerato pick-up, ma non si trova.
La direttrice ci rincuora: "ce l'hanno rubato".
Per fortuna nessuno le crede, infatti qualche minuto dopo il mezzo arriva.
Credo fossero andati a scaricare del letame, in 2 su 4 stavamo
quasi per dar forfait e mandare in vacca il viaggio.
Era lurido, ed emanava una puzza infernale che solo dopo un paio di giorni
è svanita, o ha avvolto noi stessi per cui non la sentivamo più.
Un vago lavaggio, prendiamo coraggio, e via, all'arrembaggio.
Siamo in 4 bianchi e un'accompagnatrice locale, che vive a Mbalmayo ma è originaria dell'Ovest.
E già una sorpresina: c'è uno in più, un tizio che dovremmo accompagnare a Yaoundé,
quindi siamo in 6 in macchina, in 3 davanti e 3 dietro.
Va bene! E poi altri 5-6 tizi che sono saliti sul retro del pick-up, nella parte scoperta,
ma solo per un breve strappo all'interno di Mbalmayo.


Tra Mbalmayo e Yaoundé, 50 km, ci sono 5 posti di controllo di polizia-esercito-militari-ecc.ecc.
Io ho sempre pensato che siano di assoluta inutilità, infatti di solito manco ti guardano,
ma stavolta, al primo di questi vengo smentito e ci fermano.
Sono io alla guida.
"Siete un po' sovraccarichi lì eh?" (in francese, chiaramente).
"Ma noooo, solo fino a Yaoundé, che sarà mai...." (io in franco-spaghettico, cominciando
a pensare a quanto possa ammontare la "tangente" per questo genere di cose...
perché purtroppo funziona così...),
poi però mi giunge il dubbio: ma se il sedile qua davanti, di fianco al guidatore,
ha 2 posti, il mezzo sarà ben omologato per 6, no? Infatti, controllino alla "Carte Grise", 
il documento della vettura, e il poliziottone cattivo si scusa dicendo 
"Ah già, è a 6 posti, buon viaggio".
Bene, si prosegue.
Nell'infernale Yaoundé la nostra guida ci fa prendere delle argute strade alternative
che si rivelano ben peggiori di quelle canoniche, rimaniamo ancora più imbottigliati,
ma alla fine scarichiamo il sesto incomodo e prendiamo la strada verso l'Ovest, 
che per essere precisi, rispetto a noi è a Nord-ovest.
Il viaggio dura ore, la radio non c'è, e allora facciamo gli italiani e ci mettiamo 
a urlare a squarciagola il peggio delle canzoni italiane di sempre. 
Beh, non solo, anche qualche perla.
Procediamo abbastanza tranquilli, l'unico neo è il nostro pick-up che è anche scomodo, 
oltre che puzzolente.
Lungo la strada, molti essiccano il cacao, e ci chiediamo se c'è anche uno scopo "pubblicitario",
se non sarebbe meglio essiccarlo in un luogo un po' più salubre. Chissà.


Si attraversa il (o la?) Sanaga, primo fiume del Camerun, grazie a un ponte che è lungo ben 1020 metri!
Il che vuol dire che il fiume è largo quasi altrettanto, quasi un chilometro!
Mi fa tornare in mente lo Zambesi, ma questo qui è ancora più largo, almeno in questo punto.
Facciamo una breve tappa a Makenené, una cittadina lungo la strada, con un mercatino caratteristico,
dove, al solito, la densità dei venditori è altissima, in questo caso sono fruttivendoli
e "rosticcieri", non saprei come chiamarli, sempre in perfetta simbiosi con i bar.
Resisto alle immancabili brochettes, ma assaggiamo l'antilope e il porcospino, 
di cui si può ben vedere la zampetta in una foto. Non ci trovo nulla di particolare.
La plantain alla brace conquista gli altri bianchi che ancora non l'avevano assaggiata 
(vi ricordate? la banana che si mangia cotta).
Si riparte e viaggiando verso la notte con le ninnananne italiane e camerunesi, si arriva finalmente
a Dschang (salute). In tempi ragionevolmente brevi troviamo il nostro alloggio, il Centre climatique,
e cominciamo a litigare con i gestori. Già, perché non c'erano i posti prenotati, ci hanno messo
in un'altra sistemazione che però costa di più, manca una luce, è abbastanza sporco, 
e ci sono i letti a una piazza e mezza, dove avrei dovuto dormire con l'altro maschio del gruppo.
Fosse stato almeno matrimoniale, si poteva anche fare, ma una piazza e mezza no...
Riusciamo con molta pazienza a farci portare un letto supplementare, ma manca una coperta.
Eh già, qui c'è fresco! Io e il mio compare di stanza tiriamo a sorte, lui vince il letto più 
grande ma la coperta la tengo io.
Sono oramai le nove di sera, la nostra guida ha dei "parenti" in quella città,
e le virgolette sono doverose, perché qui non si capisce mai se le parentele siano 
Effettive o Affettive.
Quindi dopo un giretto dallo "zio" della nostra guida, si esce per mangiare
qualcosina. Un bel pescione come quello che mangiammo a Mbalmayo, buona birra, e poi a letto,
pronti per l'attesa intronizzazione del giorno dopo.


L'intronizzazione. 
Un po' di note.
Chi ha preso il potere è uno chef di primo grado.
Nello scorso post ho parlato di Tribù, laggiù usavano invece il termine "Groupement".
Il gruppo che vedeva sorgere il nuovo chef si chiama Foto. Con l'accento finale alla francese.
Da non confondersi con la fotografia che si scrive photo.
I Foto sono un groupement che fa parte del popolo Bamileke. Sempre con accento finale.
A Ovest è pieno di Bamileke, analogamente qui da noi ci sono gli Ewondo, da cui anche il nome della capitale, Yaoundé.
Quasi tutti i gruppi Bamileke hanno il nome che inizia con Ba, che significa "gente di".
Se non erro, Bamileke è la gente della valle. Una grande valle con tanti gruppi.


Lo Chef incoronato era già stato scelto, si chiama Momo Soffack, 
e aveva già fatto il suo bel periodo di iniziazione.
Non era un solo mese, ma quasi sei! Però va anche detto
che la misteriosa iniziazione, i cui dettagli sono noti solo a certi "notabili" (consiglieri),
prevede anche la convivenza con quattro donne, di cui bisogna ingravidarne
almeno una. Forse non è poi così dura, là dentro.
Quello a cui abbiamo assistito è quindi la FINE dell'iniziazione, 
l'uscita dalla casa sacra nella giungla, il Lakhem (scritto in almeno 4 modi diversi, tra cui La'kam),
e l'intronizzazione a Chef.


Nonostante la raccomandazione della nostra guida di non arrivare oltre le otto e mezza-nove al grande evento, 
è proprio lei che si fa attendere, arriviamo dopo le dieci.
Non è tardi, in ogni caso.
La paraculaggine italica esce in tutto il suo splendore, ci presentiamo come "delegazione italiana",
e ci lasciano parcheggiare molto vicini all'entrata, rischiando, per arrivarci di uccidere qualche 
decina di persone. Un fiume umano, ma loro assicurano: "suonate e quelli si spostano".
Sempre in qualità di "delegazione italiana", ci fanno entrare dove si svolge la manifestazione,
una sorta di cortile interno, che credo faccia parte della chefferie.
Ci accompagnano in una specie di stand dove ci sono molte facce bianche,
pochi italiani invero, sembrano francesi.


Da dove siamo seduti non si vede molto, ma ben presto la guida procura 2 targhette da applicare
alla maglietta, magici amuleti con su scritto "Presse", che permettono di scorrazzare nel cortile vero e proprio, 
per fotografare e filmare da vicino tutto quel che si vuole.
Due targhette su quattro, si fa a turno, diciamo, ma in realtà, dopo poco, tutti giriamo liberamente
e nessuno ci rompe le balle. Sarà perché siamo bianchi.
I notabili sono quelli che sembrano le creature innominabili di "The Village", per chi l'ha visto.
Loro il compito di assicurarsi che la cerimonia venga svolta con il dovuto rigore.
Certo non per mancar di rispetto alle tradizioni, ma alcuni sono davvero divertenti,
quando vedono qualcuno in un luogo dove NON deve essere, letteralmente gli ringhiano dietro.
Usano una voce gutturale, che forse un tempo incuteva timore, oggi scatena ilarità.
Perdonatemi, fiero popolo Foto.


Il tutto è comunque molto suggestivo, anche noioso in alcuni punti, a volte macabro,
come la decapitazione sul posto di una innocente capretta. Non l'ho vista perché mi sono accorto
dopo di quel che stava succendendo, ma ho visto la bestiola priva di capo,
il quale era stato portato di corsa al Capo nel senso di Chef, il quale poi infieriva, colpendo ripetutamente
a ritmo di percussioni frenetiche. Questa, come diceva l'annunciatore microfonato,
era una dimostrazione di forza. Tipo "Vivo contro morto: 1-0" ? Boh.
E vabbé, rituali. Non so se ho capito bene, ma forse una volta non usavano caprette. (!!!)
La nostra guida si è rifiutata di avvicinarsi, non per amore animalista, ma per timore,
pare che fosse un rito magico, e qui sono in molti a credere in queste cose.


E poi da notare le contraddizioni, ma l'Africa è anche questo, chi ci vive lo dice sempre.
Per esempio la pubblicità spudorata, che non credo che facesse parte della tradizione.
I miei compagni si indignavano di questo, però forse non abbiamo anche noi, nelle nostre sagre
tradizionali, degli evidenti segni dei tempi che cambiano? Non abbiamo anche noi gli sponsor?
Non ci andiamo in carrozza, e non ci scandalizziamo se riusciamo a comprare una lattina o cose del genere.
Forse avrei evitato di annunciare quella marca di sapone al microfono, fra una delegazione e l'altra che porgeva il saluto al nuovo Chef.
Anche perché almeno a parole, pare sia molto considerato, lo chiamavano anche "Sa majesté",
e addirittura "Roi", Re.
Infatti, come da titolo del post, è stato annunciato "Lunga vita al Re dei Foto".
E di sicuro anch'io avrei almeno vietato di eseguire un ballo tradizionale con i costumi tradizionali corredati da una T-shirt sponsorizzata.


Per il resto lascio la parola alle immagini, qualcuna con commento.
E per non appesantire ulteriormente, per ora mi fermo qui,
seguirà probabilmente un altro post con altre foto.
Ah, giusto per rimanere in tema: a Dschang le brochettes le fanno anche di maiale!
Che è una novità. Però preferisco quelle di manzo.
Pare che laggiù il maiale vada alla grande, forse perché ci sono meno musulmani, in proporzione.

Cliccate qui per un po' di foto.
Ditemi se non riuscite a vederle, che cambio le impostazioni dell'album di Google.

giovedì 18 novembre 2010

Go West

Sei proprio tu, John Wayne? Perché West? Perché il titolo in inglese?

Domani parto per l'Ovest, per un giretto di 3 o 4 giorni con altri 

volontari/stagisti/laureandi/rifugiati italiani, più un'autoctona 
che ci farà da guida e da deterrente contro i malintenzionati.
Sabato c'è l'intronizzazione di uno chef. Ma quale "Prova del Cuoco", 

bestie, in francese lo chef è il capo. Anche capo-cuoco, ok, ma in questo caso
è Capo Tribù, per l'esattezza. E vive nella chefferie, che si pronuncia scefferì.
Pare sia una cerimonia molto suggestiva, in una regione, l'Ovest per l'appunto,

ove resistono indefesse le tradizioni locali, ove meno che altrove, in Camerun,
l'Occidente non ha sporcato la cultura indigena. Ora potrei non dormire sul paradosso
che proprio nell'OVEST non sia arrivato l'OCCIDENTE.
Dicono che naturalisticamente sia un po' come la Svizzera. No, sul serio,

chi c'è stato dice che c'è molto ordine, e il paesaggio è montano.
Dormiremo infatti in una cittadina chiamata Dschang, che a me suona molto cinese, 

a oltre 1400 m. di altitudine, in un "Centre Climatique" con tanto
di piscina. C'è fresco, e piove più che da queste parti.
Altro paradosso, quindi, proprio dove le tradizioni camerunesi sono rimaste
intonse, dove l'Africa è più Africa, il paesaggio è meno africano.
Da quelle parti inoltre ci sono anche zone anglofone, da cui il titolo in idioma britannico.

Se ci ho capito qualcosa di quanto ci abbia trasmesso il nostro precursore nonché informatore,

il capo tribù designa uno dei suoi figli (maschi) come successore, non necessariamente il primogenito.
Il prescelto, però, non ne saprà nulla finché il suo povero babbo non passa a miglior vita.

Avrete intuito che non verrà quindi informato dal genitore, a meno che non gli compaia in sogno
e con l'occasione non spari fuori qualche numero della lotteria, o la ricetta perduta delle brochettes come le facevano 500 anni fa.
Solo i consiglieri stretti del capostipite sanno chi sarà il futuro cuoco. Ehm, capo.
Durante detta cerimonia, tutti i figli stanno in fila ad aspettare il verdetto, i consiglieri
saltano fuori urlando "Sei stato nominato!", indicandone uno.
Scherzo, chiaramente, chiedono semplicemente: "Chi di voi pensa di avere l'X-Factor?".
E facciamo i seri, su, anche se è parimenti buffa la scena vera: 
i consiglieri vanno di forza a prelevare il figlio benedetto, in mezzo alla delusione fraterna, 
e lo rinchiudono da qualche parte, forse in una capanna, per un mese, se non ho capito male.
Se sopravvive, sarà lui il capo, e avrà anche già dimostrato di esserne all'altezza.

Se non sopravvive, boh, forse avanti col prossimo fratello, beato lui.
Ora non ricordo i dettagli, ma davvero fanno così.
Mi viene un'idea... non devono rifare la legge elettorale in Italia? ... Paura eh?

In realtà in Camerun c'è il Presidente, il parlamento, il governo, le amanti del presidente,

come in ogni altro paese civile, e quindi ci si potrebbe chiedere: 
"Ma... 'sto chef? Che mi rappresenta?"
Appunto, oramai sono relegati a un ruolo di rappresentanza, 
una sorta di "ricordo dei bei vecchi tempi andati".
Ma pare che laggiù nel far west siano riconosciuti dalla legge e abbiano qualche potere

effettivo. Non so, lo ius primae noctis, la facoltà di creare nuove ricette per le brochettes,
o qualcos'altro di meno importante come dirimere le controversie. 
Un giudice di pace, insomma. Ma mi informo meglio. Poi non ve lo dico, ma io intanto
lo saprò. Gne gne.


Dovrebbero essere circa 6 ore di macchina, guideremo a turno, e credo
che il viaggio stesso sarà interessante, l'Africa è bella anche da percorrere.


Prometto che quando torno mi prendo il tempo di caricare un po' di foto.
Ora l'ho messo nero su senape, o come cavolo lo definireste voi 'sto colore di sfondo,
che poi ho scelto io.
Verba volant, scripta no. (Semplifichiamolo, 'sto latinorum)

Uhm, che inspiegabile voglia di brochettes.... eppure non c'entrano con l'Ovest.
Chissà come le fanno laggiù. Chissà SE le fanno. Ma sto divagando.




martedì 9 novembre 2010

Accidenti, e il blog?

Spinto involontariamente da mia sorella che fra una poppata e l'altra
mi chiede: "Hai più scritto niente sul blog?", eccomi qua.


Ho latitato parecchio, ma ve l'ho detto che non sono un vero blogger.
Il fatto è che mi son messo a lavorare da informatico, anche se
a titolo di volontariato, per ora, e quando ho bisogno di rilassarmi,
non mi viene da riattaccarmi al pc per bloggare, bloggettare, blogiferare.
Ecco, questa mi piace, "blogiferare".

Forse la stagione delle piogge qui sta per finire, sembra che piova con meno
frequenza, ma a quanto dicono i siti di notizie e i parenti a casa, 
è iniziata in Veneto... Dalle mie parti ci sono state un sacco di interruzioni
di strade, roba da matti.
E il prete falso di Fane, Negrar, VR? Ma cosa mi combinate lassù, eh?
Non vi si può lasciare soli un attimo.

Qui invece ora (scritto di pomeriggio) c'è un sole bello caldo, oltre che tondo e giallo
e in alto nel cielo. Più in alto che da voi europei, sicuramente,
dato che siamo prossimi all'equatore. Anzi, è difficile capire dove sta
il Sud guardando il sole, e dato che il sud è dove sta il sole a mezzogiorno,
è dura, perché è talmente dritto sopra le teste che non si capisce la direzione.
Meno male che ho due bussole di cui una sul telefonino intelligente,
dicasi smartphone per gli anglophone.
Il problema è che sballa un sacco qui la bussola. Ti muovi di pochi
metri e il nord cambia di posto. Devo documentarmi, magari ci sono zone della
Terra in cui le bussole non vanno bene perché i campi magnetici sono folli.
Oppure qui c'è qualcosa di strano, minerali sotterranei, basi segrete francesi,
che generano dei campi fuori dal comune. Se avrò tempo indagherò,
non si sa mai che scopra delle cose interessanti.

Nel frattempo ho scoperto che i Camerunesi mangiano bene, molto speziato, molto piccante,
molta cipolla, pochi amici.
Non tutto così pesante, in realtà, per esempio, oltre alle verdure classiche,
si mangia la manioca, che ricorda un po' le nostre patate, varie salsine
a base di verdure, tipo la Ndolé, magari con arachidi, come l'Okok,
o un impasto molto buono di fagioli, che diventa come una specie di polenta,
e poi le "plantain", che sono delle banane che si mangiano cotte in 3 modi: 
fritte, bollite, alla brace. Le ho elencate in ordine di bontà crescente.

Grazie all'economia spicciola che un giorno mi piacerebbe descrivere meglio,
e che mi affascina alquanto, si può comprare del cibo qua e là, per strada,
e trovo che ci siano delle cose davvero sfiziose.
Per esempio le "brochettes", ovvero degli spiedini di carne bovina.
Cos'hanno di speciale? Che sono buoni da matti, e costano poco,
l'equivalente di 15 centesimi l'uno. Non sono come i nostri spiedoni usuali,
sono piccoli, ma vale proprio la pena di assaggiarli.
Una sera con altra gente abbiamo mangiato fuori, e funziona così:
ti prendi un po' di cose qua e là nei vari banchetti, ti siedi in un bar,
ordini da bere e mangi lì. Oppure c'è il servizio al tavolo,
noi ci siamo seduti proprio di fianco a una specie di tettoia dove
una signora cucinava il Makerò alla brace,
che in realtà non so come si scrive, ma è un pesce di mare
e so come si mangia. Con le mani, già, perché il bar ti porta
da bere e non ha certo le posate, e la signora oltre ai pesci e alla griglia
non ha altro, se non l'acqua col detersivo per lavarsi le mani prima e dopo
il banchetto. Il bello è che quella sera avevo già mangiato a casa,
ma a vedere 'sti pescioni bruciacchiati con della cipolla cruda tagliata
sopra, e una salsina che emanava degli effluvi golosi, chi è che avrebbe resistito?
Manco ci ho provato e mi sono fiondato. Squisito, la salsa era probabilmente
il sudore del demonio, da quanto era piccante.
A un certo momento, colpo di scena: la signora ha portato via dal tavolo
le lische dei pescioni, e le ha riportate pochi minuti dopo, "cotte" sulla brace.
Si mangiano! Ne ho mangiata una e di gusto, gli ossicini si frollano, non si soffoca,
van giù che è un piacere. Ecco perché ci sono pochi gatti a Mbalmayo,
cosa possono mangiare, se gli umani si spazzolano pure le lische?

Un'altra sera invece abbiamo preso cibo di strada e portato in casa:
pollo alla brace, cucinato anche con un po' di condimento probabilmente
a base di pomodoro, un po' di brochettes, plantain alla brace.
Queste ultime ce le hanno date avvolte in carta da stampante, 
di quelle con i buchi laterali, o se preferite il tecnichese, a modulo continuo,
forse trafugata in qualche ufficio.
C'era anche qualcosa prestampato sopra... e non era "plantain alla brace".

Il condimento col quale era stato cotto il pollo è rimasto misterioso,
perché non siamo riusciti molto a capire cos'altro ci fosse sopra.
Alla domanda "ci sono spezie", la risposta
era "questo è il pollo".
Ehm, sì, ok, ma con cosa lo cucinate? Peperoncino?
"Il peperoncino è qua" (indicando un pezzo di carta con la polvere magica).
Sì, grazie, ma ce n'è anche qua sopra? (indicando il pollo).
"Questo è il pollo".
Grazie, arrivederci.
L'importante è che era molto buono, forse cotto un po' poco.
Un giorno di fine novembre, con calma, tenterò di digerire il tutto.
Ok sto esagerando, però anche questo era guarnito di pezzi di cipolla cruda,
e la fregatura è che è proprio buona mangiata così com'è.
A parte ti danno, per dirla alla veronese, uno "scartozzetto" (citazione: el bifido),
cioè un sacchettino con dentro la forfora, stavolta, del demonio,
ossia peperoncino in polvere.

Chissà, un giorno che voglio sballare provo a sniffarla, 'sta roba.

Post Scriptum che non c'entra una mazza:
Se le statistiche di Blogger, il sito che ospita tutto questo 
che state leggendo, sono veritiere, sono state visualizzate 1200 pagine
di questo blog. Mah, siete così in tanti? O li leggete una decina di volte ciascuno?
La cosa ancora più strana è che ti danno le provenienze.
So chi mi legge dall'Inghilterra, dal Camerun (mia sorella), ma non saprei 
chi si collega dalla Germania, dalla Svezia, dagli Stati Uniti (o forse sì),
dall'Afghanistan, dall'Australia, da Singapore!!!
Davvero, un paio di settimane fa c'era chi si collegava da tutti questi posti,
e forse ne sto pure dimenticando qualcuno. Ora vedo che i fedelissimi
sono tutti europei, più il Camerun.

Ne approfitto anche per un errata corrige: l'imbottigliamento si chiama embouteillage,
non embouteillement come dicevo nel post su Yaoundé, che ho corretto.

Battendomi per il Post Scriptum più lungo del mondo, aggiungo che quel router
di riserva di cui dicevo "ricchi premi a chi indovina quando si brucia" si è già 
bruciato a metà. Cioè funziona ancora come router wireless, ma non si collega
più da solo all'adsl, bisogna usare anche un modem, l'ennesima
scarica di corrente stavolta è venuta su dalla linea telefonica, e ha fatto
saltare il cordless e appunto questa funzionalità del router.
E' un miracolo che non si sia fuso del tutto.
Ah, quanta pazienza.
Magari i campi magnetici son collegati...
Domani cerco la versione camerunese di Giacobbo e gli sottopongo 
l'indagine. 

Ti troverò, Robert Mgazi Mbube Jacobbe.