venerdì 29 ottobre 2010

La notte nera, il giorno bianco

... iersera, senza elettricità ... ennesimo apparecchio bruciato,
stavolta perché ci ha piovuto sopra ... meno male che ho un router
di riserva ... ricchi premi a chi indovina quando si brucia anche quello ...

Scrivo al pc a lume di candela.
Mi piace, è una sorta di romanticismo moderno.
Piove da ore, la corrente manca forse in tutta la città,
negli ultimi giorni si sono viste le vere grandi piogge,
almeno stando a quanto dicono qui.
E quando si vedono quelle, non si vede nient'altro,
dato che va quasi sempre via la corrente, e dura spesso fino a sera.
Qua sì che si aprono le cataratte del cielo, che quindi manco lui
ci vede bene. Sono talmente improvvise e potenti che se sei a più di 5 metri
da un riparo, ti prendi tanta di quell'acqua che ti spunta la foresta equatoriale
sotto le ascelle. In testa no, però, dannata alopecia.


Dormono tutti e sono le nove e mezza, un po' perché ci si alza
presto, un po' perché il clima pesante di qui a volte sfianca notevolmente.
Per fortuna avevo caricato la batteria del portatile.
Non riesco a fare il vero blogger, anche per colpa di questa dannata
ADSL che quando c'è, il modem sussulta, pensando "e che è 'sta roba? Ah, sì...".
Vorrei caricare un sacco di contenuti multimediali, che hanno un nome pauroso
ma sono solo foto e filmati. Ma mi sa che faccio prima a portarveli io in Italia.
Ah, i commenti li leggo tutti, anche se non rispondo, e mi fanno molto piacere,
quindi commentate pure, ho lasciato il commento aperto a chicchessia, anche anonimi.
Ergo, se non siete utenti registrati, magari non vi riconosco, quindi firmatevi.
Che poi già lo fate. Che non si inizia una frase con "Che". A meno che la seconda
parola non sia Guevara.

Mi viene da chiedermi come possa un informatico sopravvivere in un mondo
senza elettricità, e la risposta è banalissima: va' a letto va'.
Effettivamente è abbastanza facile per noi agiati occidentali
sentire la mancanza delle comodità, non appena queste vengono a mancare.
Mamma mia, un'altra banalità. Mi sa che sono stanco, dovrei andare a dormire,
ma si sa che chi dorme non piglia pesci (ok, questa l'ho detta apposta).

Ah, oggi ho visto un nero. Era insieme a tanti altri neri, dovunque.
Sembrava quasi di essere in Africa.
C'è una cosa che mi capita ogniqualvolta io esca di casa.
Che bello, è la prima volta che uso la parola "ogniqualvolta" in maniera spontanea.
Ora gioirò ogniqualvolta la userò. Evviva!
Accade spesso con i bambini, ma a volte anche i ragazzini, senza trascurare i giovani
o gli adulti, tranne gli anziani. Al mio passaggio strillano "Le blanc".
"Il bianco". Le prime volte sorridevo. Le seconde volte pensavo "umpf".
Le terze volte rispondevo "Le noir" (il nero), come fa anche mio cognato.
Le quarte volte sono adesso, e ripeto anch'io, come un ebete: "Le blanc".
Pensateci un attimo, cosa direbbero da noi se ogni volta che vedessimo un nero
gli urlassimo dietro "un nero!". Sarebbe inaccettabile, no?
Uhm, mi è appena venuto in mente cosa fare le quinte volte.
Chiedere: "Perché, non hai mai visto un bianco?".
Magari glielo chiedo in italiano, che almeno faccia fatica.

In realtà c'è una diffusa cafonaggine, non ho ancora capito se è perché
siamo in una città o se i camerunesi siano tendenzialmente cafoni.
Lungi da me generalizzare, per carità, anche perché tutti quelli che
generalizzano sono degli stronzi. Azz ho appena generalizzato. Vabbé.
Però è una cosa diffusa, come già detto, e non la penso così solo io.
Ovviamente ci sono un sacco di persone gentili, ma come spesso accade,
pochi cattivi rovinano la reputazione di molti buoni. E insiste con le banalità.
Ancora una volta viene spontaneo il paragone con l'altra Africa che ho visto,
seppure per poco. Gli Zambiani davano subito una sensazione di affabilità,
cortesia, rispetto. Qui capita di tornare a casa un po' infastiditi dalla gente.
Se un camerunese per sbaglio legge il blog, che ci dice dei suoi connazionali?
Mah, forse chi vive nei villaggi è diverso, magari è un po' come da noi
la differenza fra le città e i paesi.
Tranne che qui sono tutti neri. Anche generalizzando. Anzi no, ci sono molti albini.
Non avevo mai visto tanti neri albini in vita mia, qui almeno cinque, sei,
in poco meno di 4 settimane.
E' interessante il contrasto della pelle chiara con le caratteristiche fisiche tipiche dei neri.

Uhm, se dovessi diventare cattivo, le seste volte potrei io urlare a un albino:
"Le blanc". E non scandalizzatevi, suvvia, scherzo, e che diamine!
Perché prendermela con un albino? Almeno lui ci prova, ad essere bianco.
Ok, ora ho perso una buona metà dei miei lettori, ma ci tengo a dire agli altri 2:
continuate a seguirmi! Avrò bisogno del vostro sostegno in sede legale.
Mandatemi dei biscotti in galera. NON al cioccolato.

E poi vi ricordo che sono orgoglioso della mia nuova nipotina camerunese,
fa sempre il suo effetto dire "Nata a Mbalmayo, Camerun".
A proposito, sta bene, mangia, fa la cacca, dorme.
Appena nati abbiamo già capito tutto della vita, ma poi ce lo dimentichiamo.

venerdì 22 ottobre 2010

De Yaoundé e d'altri cliché

Capita, di tanto in tanto, di dover andare nella capitale, Yaoundé.
E` una città africana. E` una grande città. E` una grande città caotica.
E inoltre è grande. Con molto caos. Africano.
Un altro cliché da abbattere a colpi di tosse è che in Africa le città
sono meno inquinate. C'è tanto verde, non sono come Milano...
E` vero, Yaoundé non è come Milano. E` peggio.
Il problema è che le macchine sono probabilmente Euro 7...
In effetti, non essendo in EUROpa, non sono euro nulla, 

sono afro X. Una macchina afro 5, se va bene, ha una raffineria
di petrolio al posto della marmitta. Poi io sono convinto
che alcune vadano a kerosene, a carbone, a lucertole secche,
non è possibile vedere uscire tutto quel fumo da una macchina sola,
anche se è un taxi con 6 persone a bordo.

Wikipedia dice che nel 2008 Yaoundé faceva più di un milione e seicentomila

abitanti. Si direbbe anche di più, è veramente infinita, sorge su 7 colli, come Roma,
e in giro per strada è un delirio infernale, come Roma, come Milano, e anche di più.
E` anche bella, ci sono delle grandi piazze con palazzi moderni, che somigliano molto

alle piazze delle città "occidentali". E poi basta spostarsi di poche decine di metri
per trovare le consuete case di fango, le vie di terra rossa, e tutti quegli aspetti
che rendono africana una città. Affascinante, sicuramente.



Sono i nervi e i polmoni che ne escono devastati, atterriti, umiliati nel profondo,
dopo una giornata capitale. Comincio a pensare che qui sia tutta giungla.
Quella di palme, di piante fitte, di uccelli, di lucertole, e quella di taxi, moto, fuoristrada.
I taxi sono tantissimi, fanno a gara per chi è più scassato e a chi emette

il più puzzolente dei gas di scarico. Vorrei anche vedere come farebbero a rimanere sani, 
con quelle strade. La giungla stradale è quasi incredibile a vedersi e dura a raccontarsi.
Le corsie sono un'invenzione della sinistra, anche se si dovrebbe guidare a destra,
le precedenze? Un'antica credenza oramai superata, il codice della strada è un po'
come Babbo Natale. Tutti ne parlano, ma pochi credono che esista veramente.
Il cognatino si è perfettamente integrato, e con il suo Pajero non ha paura di nessuno.

L'importante è non titubare, altrimenti la polizia ti ferma e si inventa
una scusa per farti una multa. E` successo davvero. Chi viaggia senza targa, senza fari,
in 6 in macchina, in 4 in moto, sta tranquillo. Ma chi esita in un incrocio... Guai a costui!


Anche qui, come a Mbalmayo, prolifera l'economia spicciola, bugigattoli strapieni di cose, ambulanti con un vassoio in testa con uova sode, qualcosa da bere, frutta, qualsiasi cosa.
Poi c'è la via dei meccanici, in poche centinaia di metri c'è il mondo intero

di ricambi d'auto e di moto. Uno dietro l'altro, una serie di buchi neri pieni
di ferraglia, o con l'esposizione di paraurti, portiere, cerchioni...
Normalmente, il traffico è pazzesco. Ma a volte peggiora, per esempio
quando c'è il presidente o qualche altra capoccia che deve attraversare la città.
Allora si ferma tutto, si chiudono le vie principali, e dal caos si finisce all'inferno.

Embouteillage, imbottigliamento. Se si chiede "perché c'è l'imbottigliamento?"
ti rispondono semplicemente "embouteillage".
Ok, ma perché c'è l'imbottigliamento? Quella è già la risposta, "imbottigliamento".
L'embouteillage è un mostro che ha vita propria, è causa di se stesso, 

appare dal nulla e scompare quando decide lui. E` di sicuro l'animale
più pericoloso che io abbia visto finora. Peggio del verme di Dune.


Ma a Yaoundé ci si va lo stesso.
Lì ci sono supermercati che somigliano molto ai nostri, 
negozi vari, e l'ambasciata italiana, dove trovare conforto connazionale
in caso di denuncia di clonazione di carta di credito o di nascita di bimba.
E così abbiamo messo i piedi nuovamente sul suolo italiano, anche se fagocitato
da stato estero, molto estero, molto africano, e ci siamo subito sentiti in patria, 
con le burocrazie, le scortesie, le incompetenze. Di fatto non s'è riuscito a far nulla,
si dovrà tornare ancora, esattamente come da noi.

Qui in Camerun, per me, è Yaoundé la famosa pena Capitale.

Ka-wamp!

Un pomeriggio di pioggia, dalla camera di mia sorella si vede un lampo,
in casa. Modem e router wireless, bruciati. E non c'era nemmeno
il temporale.

Siccome qui non c'è MediaWorld, son passati giorni prima di riuscire
ad andare in capitale e rimediare, acquistando un Access Point
nuovo. Nel frattempo arrivava il modem-router nuovo dalla società telefonica.
Per chi ci capisce qualcosa, non abbiamo preso un router wireless
che facesse tutto per una serie di motivi fra cui il costo assurdo,
tipo 130 euro... Di roba elettronica c'è poca varietà e grande costo.

Quindi se qualcuno stava ansiosamente aspettando dei post, 

ecco perché non arrivavano :)

Ora abbiamo messo sotto protezione di uno stabilizzatore di corrente

anche il modem, il telefono, eccetera, sperando che non si fulmini nient'altro.
La linea telefonica è muta, e sono 3 giorni che lo sanno, ma questa 
è l'Africa, baby. Mia sorella ha fatto presente alla tizia di Camtel,
una società telefonica Camerunese, che l'adsl è una ciofeca, 
e ha risposto che lo sa, se non altro lo ammette, ci sono problemi che forse verranno
risolti la prossima settimana.
Sì. E io la prossima settimana do i voti nel seminario qui dietro.
Ve l'ho detto che ogni tanto si sentono i canti dei seminaristi?
Ecco. Mia madre dice di sentirli alle sei del mattino.


Frate Antonio (la chierica ce l'ho già).


lunedì 18 ottobre 2010

Travaglio e rettifiche

Sto ovviamente parlando di travaglio con la t minuscola,
diventata maiuscola perché all'inizio del titolo.
Questo per rassicurare chi temeva una strana piega del blog.


Per chi ha letto il post sulla nascita di Maria prima della correzione,
questo è un errata corrige, il travaglio è iniziato alle undici di sera circa.
Chi già l'ha letto con le nuove informazioni, troverà inutili le presenti.
Alle tre di notte invece era stata chiamata l'ostetrica
(svegliata, dormiva in una stanza vicina), perché erano iniziate le spinte forti.
Poco prima, alle due e mezza, si erano rotte le acque.


Mia sorella, inondata di bonari messaggi di invidia in stile "beata te",
mi prega gentilmente di rettificare. 
Usando le parole del cognatino:
"Non è stato un parto facile, è lei che è stata brava".



Scusate l'errore di cronaca, ero preso dall'avvenimento e dalla visione bimbica,
ho carpito io stesso la dinamica in maniera confusa.
Modifico anche il precedente post, così chi lo deve ancora leggere

lo vede direttamente corretto.

domenica 17 ottobre 2010

E` nata Maria!



 Neonata con neomamma, che a 3 ore e mezza dal parto sembra che sia andata solo a fare la spesa.




17 Ottobre 2010, ore 8.24 del Camerun, 9.24 italiane, 
nasce Maria Marelli, con madre Mignolli.
Nasce anche uno scioglilingua.



Urrà! Evviva! Pum! Bam! Sdeng! (Fuochi artificiosi).


Io lo sapevo.
Il mio intuito felino mi aveva indotto a credere che quella pancia
non fosse solo ciccia... C'era una bambina dentro!

Ieri sera la mia sorellina ha cominciato ad avere contrazioni regolari.
"Le contrazioni sono un po' come quando hai le tue cose".

Così me le spiegò, l'ostetrica Sara, altrimenti mai avrei capito come ci si sentisse.
Una contrazione ogni 5 minuti, da ieri sera, cosa che faceva sorridere beatamente tutti,
si presagiva l'imminenza del lieto evento. Ho colto la palla al balzo e ho filmato 
mia sorella nella sua ultima sera con la panza.
In seguito ci hanno detto che alle 23.00 circa è cominciato il travaglio, 
poi verso le 2 e mezza del mattino si sono rotte le acque, e quando le contrazioni
si son fatte più forti, verso le tre, è stata svegliata l'ostetrica.
Il tutto qui in casa,
 mia madre e il sottoscritto non hanno sentito nulla.
Io ero da pochissimo andato a letto, non riuscivo a dormire,
però mi ero messo i tappi nelle orecchie per coprire i suoni della fauna notturna
(Dormiamo con le finestre aperte e con tende oscuranti, altrimenti si soffoca di caldo).
Quindi non mi sono accorto di nulla finché mio cognato, intorno alle 7.00, non ci ha svegliato
dicendo che mancava poco. Ho fatto appena in tempo a vedere mia sorella con una nuova
espressione in volto, mentre si teneva la pancia, a passo veloce verso la macchina,
e l'ostetrica che l'aiutava a salire, con un sorriso che annunciava che era anche il suo turno.
Ho aperto loro il cancello e sono tornato in casa a bere il caffé per svegliarmi un po'.
Mia madre, come forse fanno naturalmente tutte le mamme del mondo, ha scelto
il momento peggiore per fare le cose, si è messa a rassettare. Ok, bisognava ripulire
la camera di mia sorella perché non sarebbe rimasta in ospedale, però rischiare di perdersi
i primi minuti di vita della neo-nipotina non mi sembrava il caso, rimaneva tempo dopo.
Il mio intuito felino di cui sopra, grazie al caffé, ha avuto una delle sue impennate
e mi ha suggerito una semplice frase: "Allora ciao, mamma, ci vediamo su".
Dopo quarantadue secondi netti era vestita e profumata e mi stava aspettando :)
La mamma è sempre la mamma, ma anche i figli mica scherzano.


Sapevo di non essere in ritardo perché il babbo-chirurgo nonché ginecologo
per l'occasione mi aveva mandato sms direttamente dalla sala parto,
dicendo che mancava poco. 
A questo punto quasi mi aspettavo un messaggio direttamente dalla neonata...




Non l'ho ancora scritto per convalescenza malarica, ma l'ospedale è qui dietro, 
a 5 minuti a piedi.

Pochissimo dopo il nostro arrivo, il cognato è sbucato fuori dalla sala e ci ha chiamato
dentro, l'abbiamo vista dopo pochi secondi e sentito i suoi primi vagiti.
Mia sorella aveva l'aria esausta ma raggiante di felicità, come sono le neo-
mamme
possono avere. Grazie ai paradigmi dell'ostetrìcia moderna, disciplina 
importata in Camerun dalla nostra Sara, 
la bambina è stata messa subito in braccio alla madre, senza lavarla prima,
e pesarla, e tutte le altre cose che si fanno di solito.
A un certo momento, ho pensato, "Come si chiama?"

Allora ho chiesto: "E quindi, chi è che è nata?"
Il neopapà ha risposto "Maria". Finalmente abbiamo saputo il nome,

ma era già nella lista dei sospetti, insieme a Miriam e Marianfa. Sì, Marianfa, perché?

Chi è che dice che i bambini appena nati sono brutti? Non sono mai stato

d'accordo. Certo, sono pieni di liquido amniotico, magari non hanno il loro aspetto migliore,
ma brutti proprio no, Maria era bellissima. Pochi minuti di vita come la intendiamo noi
e già trovava da sola il capezzolo materno, prima ristorazione della nuova vita.


Dopo meno di 3 ore di ospedale, mia sorella era già a casa, con la sua bimba
in braccio. Ora che è anche ripulita, è una meraviglia, ha una pelle molto chiara, 
liscia come la pelle di un bimbo... eppure è una bimba.
Dato che tutti vogliono sapere i numeri, 
pesa 3,350 Kg ed è lunga 53,5 cm, misurati non subito, del resto
quello che si dice (almeno in Veneto), "comprarsi un bambino", non lascia intendere
che si comprino al chilo o al metro, è solo un modo di dire.
E` arrivata una persona nuova e si chiama Maria... Non basta?
Se uno dice che ha trovato moglie, per esempio, nessuno dice:"Ah sì? E quanto pesa?".


Ora la famiglia rinnovata dorme, al completo, hanno pranzato anche i genitori,
dopo essersi attaccati a un bel piatto di spaghetti, anziché ai capezzoli materni.
Gli svantaggi dell'età adulta...
Io sono costretto ad avvisare di non suonare il campanello, altrimenti è un continuo
"Din Don" che non concilia esattamente il sonno.
Spero che Google translate non mi faccia fare brutte figure, dato che devo ripassare

parecchie cose di francese prima di sentirmi a mio agio, attacco un cartello al campanello
e spero che i Camerunesi medi siano più rispettosi dei nostri vicini di casa, che spesso
lanciano urla sguaiate o alzano la radio in modo che la sentano anche in Tanzania
(sulla costa opposta dell'Africa, ignoranti), ma di questo
 parlerò sicuramente in seguito.

Benvenuta, nipotina camerunese. 
Chissà se la cresceranno bilingue.
Intendevo veronese e brianzolo, che avevate capito?

La Sagrada Familia

giovedì 14 ottobre 2010

Malaria

Ho la malaria.
Magari ne approfitto per spiegare cos'è a chi non lo sa, ma ora riposo.
Benvenuto in Camerun, mi ha detto qualcuno.
Beh ci tenevo a prenderla almeno una volta ;)


___ Ma che d'è? ___
Come si fa a sapere se si ha la malaria?
E cos'è di preciso?
Quando l'hai presa?

E' contagiosa? 

Considerando i 7-10 giorni di incubazione, l'avrò presa appena sceso

dall'aereo :) Giusto per darmi il benvenuto, suppongo.
O forse, dato che avevo perso la valigia, mi hanno dato la malaria in cambio.
(A proposito, quella valigia è arrivata due giorni dopo, con il successivo volo Royal Air Maroc.

Chissà se s'è gustata pure lei il mitico "beuf" o il salmone in confezione monocellulare).
La malaria non è una malattia contagiosa, è causata da dei protozoi
del genere plasmodium, dei parassiti che ci vengono iniettati grazie alla zanzara anofele,
unico veicolo di infezione. L'unico modo per prendere la malaria è essere punti
da una zanzara anofele che porti con sé tali simpatici creaturine.
O farsi iniettare del sangue infetto, ma non è una prassi comune, nemmeno in Africa.

L'unico modo sicuro per non prenderla è non essere punti da tali 
analogamente simpatiche zanzarine.
Non esiste il vaccino, perché non è un virus. Esiste una profilassi,
nel mio caso uso il Lariam, una pastiglia a settimana, che però 
non assicura la protezione al 100%. Infatti, ve l'ho detto che ho la malaria? :)

Data la febbre
 e il malessere notturno, considerando che non era poi così normale
dormire con felpa, pantaloni lunghi e calze in questo postaccio caldo,
stamane mi son fatto la "goccia spessa", "goutte epaisse" in francese.
Ti pungono un dito, ti rubano una goccia di sangue, non so che reagenti mettano
e dopo un'oretta sbirciano col microscopio, e se ci sono i simpatici protozoi che
compaiono dietro ai globuli rossi, chi facendo "ciao" con la manina, chi telefonando alla mamma
dicendo "sono in TV", allora si ha la malaria.
Nel mio responso c'è scritto "presence de TPF (rare)".
Il "rare" fa pensare quindi a una forma lieve.
La P e la F di TPF suppongo stiano per Plasmodium Falciparum,
la T probabilmente sta per "Tié. 10 giorni che sei qui e hai già beccato la malaria."
Ah, qui la chiamano "paludisme", abbreviato in palu, infatti è risaputo che le zanzare
nidifichino in acqua.

La zanzara anofele pare si distingua dalle altre per il "culo all'insù",

non ha cioè il tipico corpo con il busto che "ricade" verso il piano
dove si posa. Finora non ne ho mai viste, ma mi sa che esistono.
Dicono che non facciano rumore, né prurito quando pungono.
Delle bastarde in piena regola, insomma, tanta discrezione e tanti danni.
Sì, perché la gente ci muore pure, se non viene presa in tempo.
Altissima la mortalità infantile. Unica vera prevenzione: la zanzariera,

possibilmente anche ad avvolgere il letto, a mo' di baldacchino,
per una protezione totale.

Sarà perché è lieve, mi sembra un'influenza, con male di testa, 

male alle ossa, debolezza. Forse il sintomo peggiore è la voglia
di guardare film insulsi quali "Come tu mi vuoi".
Sono film che fanno pensare. 
Per essere precisi, fanno pensare che c'è chi sta peggio.

mercoledì 13 ottobre 2010

Mbalmayo - dove vivo

Siamo ospitati dagli sposi, mia sorella e il cognatino,
che hanno affittato e sistemato per bene una casa.
Questo è quel che vedo da fuori casa:




Questa è invece la casa stessa, da fuori:




Dentro è molto confortevole:




Come forse si nota dalla foto esterna, la casa è circondata da mura con bottiglie rotte sopra,
per protezione contro i ladri. Gli sposi sono stati messi in guardia,
pare che Mbalmayo non sia una città molto sicura.
Il piccolo giardino interno è pieno di lucertoloni che io ho adorato subito.
Voi direte: "Beh, le lucertole ci sono anche da noi".
Sì, ma queste fanno il parkour e i piegamenti sulle zampe anteriori.

Davvero! Saltano, da un muro all'altro, per esempio. 
Ieri ne ho vista una saltare da un muro a terra, in orizzontale per più di un metro!
E poi ce ne sono di molto diverse tra loro.
Questo è il mio preferito, l'ho chiamato "l'imperatore", con la tua bella testolina

arancio da dragone. Credo sia lungo intorno ai 35 cm.


L'imperatore in tutta la sua fierezza

Cosa c'è? Mai visto una lucertola?

Siccome il parkour necessità di grandi energie, ogni tanto si allenano, 
ed ecco i famosi piegamenti, perdonate la tremarella ma ero stanco:






Come ulteriore protezione contro i ladri, sono stati fortemente consigliati di procurarsi 
un cane, ed eccolo qui, si chiama Bwino (si pronuncia come budino ma senza d: buìno),
è un pastore tedesco, ha 3 mesi e un giorno sarà un grande guardiano.


Bwino e il suo sport preferito: dormire.
Per ora caccia insetti e lucertole, e siamo noi che facciamo la guardia a lui.
Bwino è una parola in lingua Nyanja, parlata in Zambia e Malawi, che significa
"bene", "buono".

E` una faticaccia caricare video e immagini, nel senso che le attese

sono davvero africane. Ma rimanete sintonizzati per altre foto di Mbalmayo :)

lunedì 11 ottobre 2010

L'Africa e i cliché


AmicoX: "Ciao Antonio, come va in Africa?"
Antonio: "Eh, caldo e umido".

AmicoX: "Umido? In Africa???"


Tipico inizio di conversazione transcontinentale.

Ebbene, anche se questa cosa stupirà molte persone,

val la pena di dirla: L'Africa è un continente.
Se qualcuno non è svenuto e vuole continuare a rischiare, ora ne sparo
un'altra più grossa: I continenti sono molto grandi e molto vari.

Solo i sopravvissuti ora possono addentrarsi in dettagli scabrosi.
L'Africa è uno di quei continenti che "contiene" l'equatore, se mi permettete

l'espressione.
In quinta elementare ho imparato che le grandi foreste stanno proprio all'equatore,

perché piove un sacco, rendendo ideale l'ambiente per la vegetazione.
I grandi deserti invece stanno ai tropici, ove il clima è molto secco.
Questo in generale, ovviamente varia nel corso dell'anno, 
ma non come nella nostra Europa.
Per chi non se lo ricordasse, le stagioni dipendono unicamente dall'inclinazione
dell'asse terrestre, cioè da quanto inclinati sono i raggi del sole quando giungono
sul nostro pianeta.
Nella fascia tra i tropici e l'equatore il sole, a seconda del periodo dell'anno,

picchia perpendicolarmente o quasi.
Dove sono io siamo a soli 3° 31' sopra l'equatore,
nello stesso emisfero vostro, quindi, ma praticamente all'equatore, 
a circa 350Km di distanza, più o meno come tra Padova e L'Aquila in linea d'aria.


Le stagioni non sono come le conosciamo noi, non sono uguali dovunque 
ma hanno dei tratti comuni. Uno di questi è la famigerata stagione delle piogge.
Ebbene, qui siamo in piena stagione delle piogge, piove quasi ogni giorno,
e per tutta una settimana, da quando son qui, per la maggior parte del tempo c'era nuvoloso.
Molto affascinante, comunque, si passa dalla pioggia torrenziale al sole in pochi minuti.
Appena esce il sole, brucia, non è come da noi che rinfresca per qualche ora o più.
La mia prima Africa era lo Zambia, molto più a Sud, 
tra l'equatore e il tropico del Capricorno, più verso quest'ultimo.
Lì la stagione secca bruciava tutto, creando quell'Africa che tutti immaginiamo,
cioè con la Savana, i leoni, le giraffe e tutto il resto.
Anche quella volta, però, io sono capitato nella stagione delle piogge,

a Dicembre-Gennaio, e ho comunque visto l'Africa umida.


Qui non diventa mai così brullo, siamo troppo equatoriali.
Niente leoni e giraffe, qui. Ma nel Nord sì, infatti il Camerun è molto
allungato, il suo punto più a Nord 
è a metà strada tra il tropico
del Cancro e l'equatore. Lì ci sono le savane e i grossi animali selvaggi.
Prima o poi ci andrò, spero.
Per contro, qui c'è la mitica foresta equatoriale, davvero impressionante, 
ricca di fauna e di flora. 
Mi ci addentrerò un giorno o l'altro.


Altri cliché da abbattere volentieri: sto scrivendo questo 
blog grazie a una ADSL. Sì, ce l'hanno anche in Africa,
forse non nel cratere di NgoroNgoro, ma in molti posti arriva.
Per quanto ne so, non arriva ancora alla Mandria, quartiere di Padova,

ricca e moderna cittadina del ricco e moderno Nord-Est italiano.
Inoltre hanno tutti il cellulare, e molti la parabola per la TV.
Certo, fa strano vedere una casa di fango con la fogna a cielo aperto,
ma con la parabola sopra... e dalla quale esce una tizia tutta tirata con i tacchi a spillo
e i vestiti che sono di gran lunga più fighetti di quelli che indosso io,
ma forse tutto questo merita un post a parte, appena avrò raccolto sufficiente
documentazione.



CAMERUN - si parte... e si arriva


L'Africa. Il Continente nero.

Si parte, quindi, pieni di paure, speranze, (dolci) attese.
E` il 2 Ottobre 2010.
Ci svegliamo presto, la mattina prima dell'alba diamo gli ultimi saluti ai più cari.

Ciao, amore mio.
Tu mi hai dato tante piccole gioie quotidiane, mi hai risollevato nei momenti bui,
mi hai svegliato dai miei torpori, mi hai dato energia quando ero debole.
Ciao, macchinetta del caffé, mi mancherai davvero, mia sorella ti tratterà bene.

Corriamo all'aeroporto, perché più il viaggio è lungo, più si ha la sensazione 

di essere in ritardo. Ci porta la sorella maggiore.
La mia mamma e il sottoscritto, andiamo a raggiungere l'altra sorella, la minore,
che aspetta una bambina in terra d'Africa.
Va tutto bene...
Siamo riusciti a non sforare troppo con il peso dei bagagli,
Air France per viaggi lunghi concede 2 valigie a testa, da 23 kg ciascuna.
Siamo arrivati in tempo all'aeroporto di Verona, nessun problema coi bagagli,
il controllo sicurezza non ci ha perquisito, aspettiamo tranquillamente l'imbarco.
E qui mia madre commette il fatale errore. Afferma con sereno e innocente stupore:
"E` andato tutto troppo liscio".

La sfiga, chiaramente, non ci delude: viene sfidata? Contrattacca.
Infatti le faccio notare che manca davvero poco all'ora prevista della partenza,
dobbiamo ancora imbarcarci e abbiamo solo 50 minuti di trasbordo 
a Parigi-Charles De Gaulle, dove si prende il volo per Yaoundé.


Il nostro aereo parte con 40 minuti di ritardo, a Parigi bisogna cambiare terminal,
che significa fare venticinque minuti di trasporto su una navetta.
Venticinque minuti? Per cambiare terminal nello stesso aeroporto?

Ma cosa fa, provincia, 'sto Charles De Gaulle?
Eppure arriviamo al check-in che il nostro aereo non è ancora partito,
è in lieve ritardo, ci sono due posti liberi perché mancano due passeggeri, 
che però non siamo noi.
Si accende quindi un barlume di speranza, ma sorge anche un dubbio:
non avevamo anche noi un biglietto valido?
Se manchiamo noi e altre 2 persone, perché ci sono solo 2 posti liberi?
Non importa, perché il barlume si spegne ben presto: non ci fanno
salire, hanno già chiuso le porte. 


Air France gentilmente ci informa che i nostri bagagli non sono stati
imbarcati per l'Africa, dobbiamo ritirarli, e quindi Santa Pazienza,
li aspettiamo. Il mio francese è arrugginito, quindi per ora parlo in inglese
e ci capiamo abbastanza bene. Però origlio le conversazioni in francese
delle impiegate, che non sospettano che io capisca.
Troviamo dapprima 3 valigie su 4, e cominciamo a preoccuparci,
manca proprio quella del cibo.
Già, chi va in Africa cerca di portarsi formaggi, salami, a volte anche olio

e caffé, perché qui si trova poca roba buona, oppure è troppo cara.


Dopo un po' la valigia arriva ma ha un problema, perde del liquido rosso
dalle fessure. 
La diagnosi è presto fatta: emorragia interna enologica.
Due bottiglie di ottimo vino regalato da una zia non ce l'hanno fatta.
Lo giudico "ottimo" dall'aroma che emanano tutte le altre cose 
rimaste intatte nella stessa valigia, bene impregnate della sacra bevanda :)
Danni ce ne sono pochi, una camicia un tempo bianca, qualche macchia su una giacca.
Il danno più grave è il vino in sé. Puliamo tutto con della carta igienica
e carta per cambiare i neonati che trafughiamo dai bagni, 
il tutto in fretta perché dobbiamo cambiare aeroporto.


Air France gentilmente ci ha emesso degli altri biglietti per un altro volo
che parte da Orly, con altra compagnia, la Royal Air Maroc.
Gentilmente ci fa capire che non possiamo aspettare il giorno dopo
per volare sempre con Air France, che il pernottamento sarebbe a carico nostro,
e che il giorno dopo il volo sarebbe stato per Douala, un'altra città, 
e da lì avremmo dovuto arrangiarci. Il tutto molto gentilmente.
Io vorrei farli saltare tutti in aria, ma gentilmente, dicendo spesso "s'il vous plait" e "merci".


Ci donano anche gentilmente due buoni "sandwich & boisson", panino e bibita.
Ci mangiamo il peggior panino che mente umana possa mai concepire,
e prendiamo il bus per Orly con dei buoni gentilmente forniti,
altrimenti sarebbe costato 19 euro.
Dopo un'ora, uscendo dallo stato indipendente dello Charles De Gaulle, 
finalmente arriviamo a Orly, e le cose cominciano ad andar lisce:
acquisto di altre 2 bottiglie di vino, riposino tattico di 11 minuti esatti
su lettini anziché le solite poltrone, imbarco, partenza, ore 17.30 circa
(eravamo a Parigi dalle 10.10 circa).





Lettino all'aeroporto di Orly, con madre accessoria.


Finiamo in una delle 2 sole file di poltroncine che NON hanno i sedili
reclinabili, forse perché sono molto più strette delle altre file,
e imprecando (solo io) gentilmente ci sorbiamo 3 orette fino al prossimo scalo,
corroborati da una cena (o merenda, o chi lo sa, il tempo non ha più senso)
a base di una brodaglia che Royal Air Maroc ha il coraggio di chiamare "beuf",
cioè "vitello". Il couscous è freddo ma si salva, e così pure il Crème Caramel.
Per far passare il tempo, leggo una specie di giornale in dotazione sull'aereo
che suscita il mio interesse per l'enorme quantità di notizie che non 
susciterebbero mai il mio interesse, nel caso potessi scegliermi un giornale.
Non mi è mai capitato di pensare tante volte in pochi minuti:
"ma chi cazzo se ne frega".
Ho completamente rivalutato "Verissimo" e il sano gossip italiano.
L'unica notizia interessante: "Tony Curtis n'est plus".

Grazie, Tony, ti sei sacrificato per darmi qualcosa da leggere.

Tappa a Casablanca, ora mi chiamo Justine... No, ho cambiato solo aereo,

questa volta finiamo in una di quelle file più larghe delle altre, 
e per il mio rinnovato ottimismo, mi sembra che i sedili si reclinino più 
degli altri. Magari il Karma esiste davvero. 
Chissà perché vola con Royal Air Maroc.
Altra cena, o spuntino notturno, o "magnate e state zitti, bestie",
questa volta prendo il "poisson", pesce, è c'è addirittura un pezzettino
di salmone in confezione da 2.5 milligrammi, che è pure decente, 
viene fornito un microscopio per riuscire a infilzarlo con la forchetta.
Mia madre prende di nuovo il beuf ma è cucinato diversamente, è migliore.
Sarà la fusione cerebrale, questa cena mi sembra quasi buona.
Forse perché abbiamo scoperto che si poteva anche chiedere il vino,
che aiuta a sopportare lo stress da viaggio, e fa piombare
mia madre nel sonno del giusto.

Io accendo il pc e mi guardo un paio di puntate di Boris, geniale sit-com italiana.
Verso le 2.00 ora Centrafricana compare un altro spuntino 

con un panino misterioso che trovo pure buono, e un tramezzino
misterioso che trovo solo misterioso.
Mangio solo per passare il tempo, mia madre dimostra più dignità

e lo ignora. Per motivi ancora ignoti, io lo incarto e lo metto via.
(E` poi tornato utile in seguito: dato in pasto al cane).


Finalmente si arriva a Yaoundé, ore 3.00 locali, ore 4.00 italiane,
svegli da quasi 23 ore, anche se la mamma ha dormicchiato sull'aereo.
In Australia, andavo, con tutto 'sto tempo.


All'ingresso in Camerun non ci fanno storie, visto in regola, 
si sente chiaramente il clima diverso, molto caldo e umido,
e per finire in bellezza manca nuovamente una valigia, stavolta è quella

dove ci sono lenzuola, asciugamani, regalini di parenti vari...
Non arriva proprio, faccio reclamo, con enorme fatica, mi esprimo
in anglo-franco-veronese-a-gesti,
tipo "Noio volevàn savuàr l'indiriss, can da l'ua",
la conoscenza delle lingue straniere peggiora assai con la stanchezza... 
e poi via, che sorella e cognato hanno fatto l'alzataccia per venire a prenderci.

Mezz'oretta di strada dall'aeroporto e siamo a Mbalmayo,
ridente cittadina di 70mila abitanti secondo qualcuno di qui, 
più di 290mila secondo wikipedia.
Per strada c'è un fottìo di gente, e sono le 4 del mattino, mah!
Qualche chiacchiera, una fetta di papaya, vediamo 
velocemente la casina che ci ospiterà, e andiamo a letto che è quasi l'alba.


Ripescando nei meandri della memoria, riconosco vagamente 
la familiare forma di un letto, e anch'io piombo finalmente nell'umido sonno del giusto.