lunedì 11 ottobre 2010

CAMERUN - si parte... e si arriva


L'Africa. Il Continente nero.

Si parte, quindi, pieni di paure, speranze, (dolci) attese.
E` il 2 Ottobre 2010.
Ci svegliamo presto, la mattina prima dell'alba diamo gli ultimi saluti ai più cari.

Ciao, amore mio.
Tu mi hai dato tante piccole gioie quotidiane, mi hai risollevato nei momenti bui,
mi hai svegliato dai miei torpori, mi hai dato energia quando ero debole.
Ciao, macchinetta del caffé, mi mancherai davvero, mia sorella ti tratterà bene.

Corriamo all'aeroporto, perché più il viaggio è lungo, più si ha la sensazione 

di essere in ritardo. Ci porta la sorella maggiore.
La mia mamma e il sottoscritto, andiamo a raggiungere l'altra sorella, la minore,
che aspetta una bambina in terra d'Africa.
Va tutto bene...
Siamo riusciti a non sforare troppo con il peso dei bagagli,
Air France per viaggi lunghi concede 2 valigie a testa, da 23 kg ciascuna.
Siamo arrivati in tempo all'aeroporto di Verona, nessun problema coi bagagli,
il controllo sicurezza non ci ha perquisito, aspettiamo tranquillamente l'imbarco.
E qui mia madre commette il fatale errore. Afferma con sereno e innocente stupore:
"E` andato tutto troppo liscio".

La sfiga, chiaramente, non ci delude: viene sfidata? Contrattacca.
Infatti le faccio notare che manca davvero poco all'ora prevista della partenza,
dobbiamo ancora imbarcarci e abbiamo solo 50 minuti di trasbordo 
a Parigi-Charles De Gaulle, dove si prende il volo per Yaoundé.


Il nostro aereo parte con 40 minuti di ritardo, a Parigi bisogna cambiare terminal,
che significa fare venticinque minuti di trasporto su una navetta.
Venticinque minuti? Per cambiare terminal nello stesso aeroporto?

Ma cosa fa, provincia, 'sto Charles De Gaulle?
Eppure arriviamo al check-in che il nostro aereo non è ancora partito,
è in lieve ritardo, ci sono due posti liberi perché mancano due passeggeri, 
che però non siamo noi.
Si accende quindi un barlume di speranza, ma sorge anche un dubbio:
non avevamo anche noi un biglietto valido?
Se manchiamo noi e altre 2 persone, perché ci sono solo 2 posti liberi?
Non importa, perché il barlume si spegne ben presto: non ci fanno
salire, hanno già chiuso le porte. 


Air France gentilmente ci informa che i nostri bagagli non sono stati
imbarcati per l'Africa, dobbiamo ritirarli, e quindi Santa Pazienza,
li aspettiamo. Il mio francese è arrugginito, quindi per ora parlo in inglese
e ci capiamo abbastanza bene. Però origlio le conversazioni in francese
delle impiegate, che non sospettano che io capisca.
Troviamo dapprima 3 valigie su 4, e cominciamo a preoccuparci,
manca proprio quella del cibo.
Già, chi va in Africa cerca di portarsi formaggi, salami, a volte anche olio

e caffé, perché qui si trova poca roba buona, oppure è troppo cara.


Dopo un po' la valigia arriva ma ha un problema, perde del liquido rosso
dalle fessure. 
La diagnosi è presto fatta: emorragia interna enologica.
Due bottiglie di ottimo vino regalato da una zia non ce l'hanno fatta.
Lo giudico "ottimo" dall'aroma che emanano tutte le altre cose 
rimaste intatte nella stessa valigia, bene impregnate della sacra bevanda :)
Danni ce ne sono pochi, una camicia un tempo bianca, qualche macchia su una giacca.
Il danno più grave è il vino in sé. Puliamo tutto con della carta igienica
e carta per cambiare i neonati che trafughiamo dai bagni, 
il tutto in fretta perché dobbiamo cambiare aeroporto.


Air France gentilmente ci ha emesso degli altri biglietti per un altro volo
che parte da Orly, con altra compagnia, la Royal Air Maroc.
Gentilmente ci fa capire che non possiamo aspettare il giorno dopo
per volare sempre con Air France, che il pernottamento sarebbe a carico nostro,
e che il giorno dopo il volo sarebbe stato per Douala, un'altra città, 
e da lì avremmo dovuto arrangiarci. Il tutto molto gentilmente.
Io vorrei farli saltare tutti in aria, ma gentilmente, dicendo spesso "s'il vous plait" e "merci".


Ci donano anche gentilmente due buoni "sandwich & boisson", panino e bibita.
Ci mangiamo il peggior panino che mente umana possa mai concepire,
e prendiamo il bus per Orly con dei buoni gentilmente forniti,
altrimenti sarebbe costato 19 euro.
Dopo un'ora, uscendo dallo stato indipendente dello Charles De Gaulle, 
finalmente arriviamo a Orly, e le cose cominciano ad andar lisce:
acquisto di altre 2 bottiglie di vino, riposino tattico di 11 minuti esatti
su lettini anziché le solite poltrone, imbarco, partenza, ore 17.30 circa
(eravamo a Parigi dalle 10.10 circa).





Lettino all'aeroporto di Orly, con madre accessoria.


Finiamo in una delle 2 sole file di poltroncine che NON hanno i sedili
reclinabili, forse perché sono molto più strette delle altre file,
e imprecando (solo io) gentilmente ci sorbiamo 3 orette fino al prossimo scalo,
corroborati da una cena (o merenda, o chi lo sa, il tempo non ha più senso)
a base di una brodaglia che Royal Air Maroc ha il coraggio di chiamare "beuf",
cioè "vitello". Il couscous è freddo ma si salva, e così pure il Crème Caramel.
Per far passare il tempo, leggo una specie di giornale in dotazione sull'aereo
che suscita il mio interesse per l'enorme quantità di notizie che non 
susciterebbero mai il mio interesse, nel caso potessi scegliermi un giornale.
Non mi è mai capitato di pensare tante volte in pochi minuti:
"ma chi cazzo se ne frega".
Ho completamente rivalutato "Verissimo" e il sano gossip italiano.
L'unica notizia interessante: "Tony Curtis n'est plus".

Grazie, Tony, ti sei sacrificato per darmi qualcosa da leggere.

Tappa a Casablanca, ora mi chiamo Justine... No, ho cambiato solo aereo,

questa volta finiamo in una di quelle file più larghe delle altre, 
e per il mio rinnovato ottimismo, mi sembra che i sedili si reclinino più 
degli altri. Magari il Karma esiste davvero. 
Chissà perché vola con Royal Air Maroc.
Altra cena, o spuntino notturno, o "magnate e state zitti, bestie",
questa volta prendo il "poisson", pesce, è c'è addirittura un pezzettino
di salmone in confezione da 2.5 milligrammi, che è pure decente, 
viene fornito un microscopio per riuscire a infilzarlo con la forchetta.
Mia madre prende di nuovo il beuf ma è cucinato diversamente, è migliore.
Sarà la fusione cerebrale, questa cena mi sembra quasi buona.
Forse perché abbiamo scoperto che si poteva anche chiedere il vino,
che aiuta a sopportare lo stress da viaggio, e fa piombare
mia madre nel sonno del giusto.

Io accendo il pc e mi guardo un paio di puntate di Boris, geniale sit-com italiana.
Verso le 2.00 ora Centrafricana compare un altro spuntino 

con un panino misterioso che trovo pure buono, e un tramezzino
misterioso che trovo solo misterioso.
Mangio solo per passare il tempo, mia madre dimostra più dignità

e lo ignora. Per motivi ancora ignoti, io lo incarto e lo metto via.
(E` poi tornato utile in seguito: dato in pasto al cane).


Finalmente si arriva a Yaoundé, ore 3.00 locali, ore 4.00 italiane,
svegli da quasi 23 ore, anche se la mamma ha dormicchiato sull'aereo.
In Australia, andavo, con tutto 'sto tempo.


All'ingresso in Camerun non ci fanno storie, visto in regola, 
si sente chiaramente il clima diverso, molto caldo e umido,
e per finire in bellezza manca nuovamente una valigia, stavolta è quella

dove ci sono lenzuola, asciugamani, regalini di parenti vari...
Non arriva proprio, faccio reclamo, con enorme fatica, mi esprimo
in anglo-franco-veronese-a-gesti,
tipo "Noio volevàn savuàr l'indiriss, can da l'ua",
la conoscenza delle lingue straniere peggiora assai con la stanchezza... 
e poi via, che sorella e cognato hanno fatto l'alzataccia per venire a prenderci.

Mezz'oretta di strada dall'aeroporto e siamo a Mbalmayo,
ridente cittadina di 70mila abitanti secondo qualcuno di qui, 
più di 290mila secondo wikipedia.
Per strada c'è un fottìo di gente, e sono le 4 del mattino, mah!
Qualche chiacchiera, una fetta di papaya, vediamo 
velocemente la casina che ci ospiterà, e andiamo a letto che è quasi l'alba.


Ripescando nei meandri della memoria, riconosco vagamente 
la familiare forma di un letto, e anch'io piombo finalmente nell'umido sonno del giusto.

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