martedì 28 dicembre 2010

Giù al Nord - La stella di Garoua



In realtà il titolo poteva anche essere "Africa".
Sì ma poi sembrava troppo generico, ma non è mica l'Africa 
che pensate voi, quella è scontata.


Come dubitare che qui a Garoua non ci sia internet?
Mi trovo nella capitale della provincia del Nord, perché si chiama proprio così,
Nord, non stiamo lì ad andare in un nord con la n minuscola.
Del resto quella in cui risiediamo si chiama Centre. Che manchino di fantasia?

Sinceramente "Umbria" è più originale come nome. E anche quella ha le foreste.
Siamo ospiti nella struttura che fa sempre parte della stessa organizzazione
che comprende l'ospedale, il collegio, la scuola, ecc. di Mbalmayo, il COE.


Approfitto della connessione perché quando si incontra una celebrità poi bisogna vantarsene,
altrimenti non c'è alcun gusto.
Prima però una premessa. Parliamo di ippopotami.
Fino a qualche anno fa ne avevo un'immagine pacioccona e simpatica.
Rimane anche quella, ma chi frequenta l'Africa sa che è uno degli animali

più pericolosi che ci sono. Nonostante la stazza, è velocissimo sia in acqua
che a terra, se si viene inseguiti difficilmente gli si sfugge.
Da queste parti dire "nuoti come un ippopotamo" è un grande complimento.
E` erbivoro, ma se si sente minacciato, son guai seri, dato che si parla di qualche 
tonnellata di incazzatura pura. Ha dei dentazzi che credo essere lì solo per difesa,
non credo che ci siano erbe così difficili da masticare. Ne ha un paio che sporgono in avanti,
Quindi basta che apra la bocca e ti venga addosso che ti bucherella per benino.
E se non ti perfora parti vitali, vedi precedente considerazione in termini di peso.


Beh, di tutto mi aspettavo, tranne questo:


L'ippopotama "Africa", la star di Garoua.
Allora, io sparecchio, tu esci a dar da mangiare all'ippopotamo.

Notare che non siamo in uno zoo, ma sulle rive del fiume Bénoué, il suo habitat naturale.
Questo esemplare femminile, bella ippopotamona che sei, si chiama Africa. 
Il nome gliel'ha dato il tizio che intravedete a sinistra nella foto, perché quello a destra sono io, 
basta guardare la macchia sul gomito, non posso nemmeno imbrogliare. 
Ora pesa 4 tonnellate, e sono diciott'anni che il tizio, Liman Boucar Souaibou, 
che è un pescatore, se ne occupa. 
Se ho capito bene, da "piccola" la bestia ha perso la mamma e il nostro uomo l'ha allattata,
così gli si è affezionata. La scena è stata incredibile, quasi surreale. 
L'ha chiamata, emettendo uno strano verso e poi delle parole che forse erano in lingua locale. 
Non è arrivata subito, ma ha insistito per qualche minuto, era dall'altro lato del fiume, 
assieme a molti altri bestioni della medesima specie.
Gli ippopotami, se sono in acqua alta, hanno poche parti del corpo emerse, sembrano 
dei massi galleggianti, eppure lui la riconosceva da almeno 60 metri di distanza e la chiamava. 
Infatti a un certo momento è partita e ci ha raggiunti sulla nostra sponda.
Il Souaibou, il pescatore, si era premunito di mais, e gli abbiamo dato da mangiare a turno, accarezzandola.
Oggi aveva fatto almeno altri due giri con due gruppi di turisti, e ogni volta per chiamare 
la sua pupilla le avrà dato da mangiare. Infatti, se avete notato, Africa è obesa.

Giornata guadagnata, direi.
Ho saputo poi che questa ippopotama è famosa, di sicuro in città, e come potrebbe 
non essere così, ma anche fuori s'è sparsa la voce, infatti in giro per internet 
si trovano varie cose.

Domani si parte molto presto per l'Extreme Nord, e sì, è anche questo un nome proprio,
e se volete saperla tutta, esiste il Sud, l'Est, le anglofone regioni del Sud Ouest e Nord Ouest
i già noti Centre (Yaoundé, Mbalmayo,...) e l'Ouest dei Bamileke di cui ho già parlato 
nell'altro viaggio nel viaggio.
Altri nomi per fortuna non sono così "cardinali": Adamaoua, qui "sotto",

e il Littoral, sul mare, ovviamente. Grandi assenti: l'Extreme Centre. Ingiustizia?
Quindi questo di domani sarà un viaggio nel viaggio nel viaggio, dato che poi torneremo
di nuovo qui, luogo che usiamo come base, ci prestano pure la macchina.
Arriviamo, Extreme Nord (sulla ci andrebbe il cappello, ovvero accento circonflesso), 
terra di Bororo, popolo che ha una fisionomia riconoscibile, molto magri, visi allungati,
sembrano dei Somali più che dei Camerunesi, e se lo dico io, che non ho mai visto i Somali...
Visiteremo dei siti naturalistici molto belli e molto famosi.
Buon anno, e per la serie "sa feto al'ultimo?", noi il 31 saremo probabilmente 
dentro al parco nazionale di Waza.


PS: Per vedere qualche altra foto riguardo alla nostra Africa, segnalo 3 siti che ho trovato così al volo:
il primo è in italiano, gli altri 2 in francese ma anche chi non l'ha mai studiato capirà qualcosa, 
data la comune origine neolatina dei cugini d'oltralpe (frase interessante di cui ignoro il significato).
In alcune foto si vedono bene i dentoni sporgenti in avanti, oltre a quelli verticali.
A me è capitato di "allevare" una faina, cosa non comune, ma cacchio, così a occhio direi 
che un ippopotamo mi batte. 




sabato 25 dicembre 2010

Parto!

Ciao Mbalmayo, cittadina strana, piena di colline, piena di gente simpatica.
Nelle prime tre settimane della mia permanenza qui, due fattacci ebbero luogo
nel raggio di 50 metri  da casa nostra, un'aggressione a un motociclista
praticamente davanti al nostro portone, e un furto di alcuni pc.
Noi poi, cioè Sara l'ostetrica che magari mi legge dal nord, e la saluto,
e il sottoscritto, quella sera del motociclista abbiamo pure sentito
qualcosa di strano, ma non siamo mica intervenuti, un po' perché
sembrava che si fosse tutto calmato in fretta, un po' perché non ci pareva
il caso di andare a intromettersi, brutto da dire ma chi siamo noi,
se non dei bianchi intrusi?
E  un po' perché dovevamo finir di vedere la puntata di Boris.
E io poi, quella sera dei pc, avevo pure sentito il guardiano
che hanno legato come un salame, per poi entrare indisturbati
a far man bassa di computer. Sentivo delle urla, in piena notte,
confuse, a me sembrava un ubriaco, e non diceva qualcosa
in francese comprensibile al sottoscritto. Probabilmente
parlava in lingua locale. Il mattino seguente mi hanno raccontato
e le circostanze coincidevano.
Ma probabilmente erano ladri e rapinatori simpatici.
Come quei tizi che quando ci vai a comprarci il pane nei loro panifici,
che ci hanno anche i panifici qui, e dentro c'è pieno di baguettes,
come i francesi sono, ma sono tutti neri, non le baguettes, che sono
color "baguette". E buone proprio, ma davvero nel senso di "mmm che buone".
Sono proprio gioviali sono, sembra che pare che quasi
si direbbe che gli fai un torto, gnanche li andessi a derubare anca loro come i
motociclisti, ma i soldi io ce li do. Centoventicinque franchi una baguette,
e per farne un kilo kon la kappa ce ne vogliono 6, che sarebbe un euro e mezzo,
giusto per vedere quanto costa la baghèt al kilo con la kappa.
Ma io ne prendo solo 4 che fa cifra tonda, come i beignet, belli tondi,
fritti, si pronunciano come i bigné, sembrano tipo quasi assomigliare circa ai nostri bomboloni,
ma un po' più piccoli e meno male, che son pesanti, e senza creme o marmellate.
E questi sono stati in realtà la mia prima droga, conosciuti e amati
senza "eh" e senza "beh?" a soli cinquanta franchi l'uno,
sette centesimi e mezzo di euro.
Roba da trangugiarne tantissimi ma secondo me non fanno male, l'olio fritto
e rifritto non s'è mai sentito dire che faccia male, e se non erano buoni,
allora perché le mosche ci andavano sopra in massa, dato che sono lì sul bancone
senza coperchi? Forse perché il diavolo fa solo le pentole? Eh, son dilemmi.
Ma tanto ci vado in bici a prenderli, perché così faccio lo sport, poi mi danno
anche loro una sport(a) di plastica nera per metterli dentro, gnanche fossero
cadaveri, e senza tovaglioli di carta, pensa che bell'untamento.
E siccome i bianchi devono per forza essere ricchi, e i ricchi per forza devono
viaggiare in macchine grosse come il rinoceronte bianco (appunto), e siccome
se vai in bici allora non sarai mica povero?, allora "Ah ah ah, le blanc!".
E forse sottindendono "in bici, 'sto mona". Infatti me lo dicono: monamì.
"Salut, mon ami". "Salut, mon frère". Son pieno di amici e fratelli, quaggiù,
quindi non è vero che son tutti cattivi. E vacci tu a prendere il pane al
"Centre ville" con quella salitona che poi ti affanni, e con il caldo di qui
ti fai la sauna, e torni a casa pieno di risate di sfottò, paraponzi ponzipò.

Ma che mi frega a me, parto. Ora chi ci va a prendere il pane?
Maria, che fra un po' cammina quella lì, si tira su con la testa
che non sembra mica una bambina di due mesi, e infatti ha due mesi
e una settimana abbondante, ecco perché, e noi lì a preoccuparci
che è forzuta.

Ma mica torno a casa, nel caso la suspence vi abbia stecchiti, è solo un altro
viaggio nel viaggio. Si va al nord, ove l'Africa è quella di Quark, con le savane,
i leoni, le giraffe, le antilopi, gli elefanti, Piero Angela e i bororo.
Beh questo è il nome di un popolo di lassù, ma non ne so mica tanto.
Parto domani (o oggi data la mezzanotte passata), il 26, viaggiando di notte,
e torno circa intorno al 4-5 Gennaio.
Siamo in quattro. Facendo il fattibile in treno, e poi in "car",
quel pulmino di cui avete già visto le foto col maiale sopra, ci si mette
un giorno e mezzo di viaggio. Se non avessimo trovato i biglietti del treno,
tutto in car avremmo fatto, e ci volevano due giorni belli interi solo per arrivare.
Però viaggiando di giorno e vedendo gli svariati paesaggi di quella che viene
da molti chiamata "l'Africa in minatura", ovvero 'sto Camerun.
Il Nord è lontano, e più caldo.
Non perché siamo nell'altro emisfero, come spiegavo nel mio secondo
post "L'Africa e i cliché", siamo in quello boreale seppur di poco.
Ma andando a Nord si va verso il Tropico del Cancro, ove il clima è più secco,
quindi, data la stagione secca, più caldo.
Perché qui non piove più, ma l'umidità c'è ancora, in verità, e la notte viene
il freschino e il mattino si sta bene, c'è pure una specie di nebbiolina,
non di quelle da pianura padana, s'intenda, di quelle che non impediscono
di vedere bene, non so se mi rendo conto, come diceva un tale invece di
dire "non so se rendo".
Scavalcherò il 2010 via di qui, insomma, chissà dove, spero sperduto
in qualche parco nazionale in mezzo alle bestie.
Quindi niente post fino a Gennaio inoltrato, a meno che non trovi
internet e la voglia di collegarmi giusto per dire "sono qui".

Mi tocca di promettere un po' di foto al rientro, sennò che gusto c'è.

Ah, buone feste a tutti, anche se qui sembra più Pasqua,
nel caso rimanessi qui, non so se mai mi abituerei al Natale-Capodanno
in maglietta col sole che spacca e tutto il resto.
A tal proposito, per chi mi chiedeva com'è il Natale quaggiù,
c'è appunto questa cosa strana per noi che veniamo dagli inverni.
Le lucine natalizie ci sono pure qui, cappellini da Babbo Natale,
addobbi vari. Solo che mi fan più pensare alle nostre sagre estive.
Ieri sera sono uscito per le strade di Mbalmayo,
accompagnato da un paio di Camerunesi, che come s'è capito
questa città non è molto sicura, meglio avere uno del posto che dà le dritte,
e c'era un bel po' di gente lungo praticamente l'unica strada che ha
un po' di vita serale.
Bar, baracchini di vario genere, per esempio ove si griglia il grigliabile,
musica a tutto volume con scarso utilizzo di equalizzatori, gente che ballava
un po' di qua e un po' di là. A sentir dire, si sarebbe talmente riempito di gente
da chiudere la strada, effetto muro umano. All'una tuttavia son rientrato,
c'erano varie persone, ma nulla in confronto ai Mercoledì di Piazza delle Erbe
a Padova, per chi sa di cosa parlo.
Credo che andassero avanti per tutta la notte, ma io ero molto stanco,
causa nottate lavorative, e qui vi lascio alla vostra fantasia :)

Bene, dormo, non ho ancora preparato il bagaglio, vi lascio con l'augurio
di buon Natale in lingua locale, l'Ewondo:
                                                                            Mbembe abog Klismet.

mercoledì 15 dicembre 2010

Mille e ancor più mille

Uhelà, due post in pochi giorni!
Ma solo perché mille e ancor più mille fa 2000,
come i più arguti avranno sicuramente... arguito.
Duemila visite a 'sto blog, pensa che roba.

Ohibò, ma perché poi vantarsene?
Ah, scellerati voi che lo pensaste, o me desimo (*) con coda paglierina?

(*) ho risparmiato un 'me', con notevole risparmio di inchiostro.

Solo fini statistici! Pura curiosità! Non ci credete? Beh, per dimostrarvelo
vi metto qui di fianco il conteggio automatico, sopra ai lettori fissi,
e qui sotto l'immagine con le Statistiche, tanto nessuno si accorgerà che anche
questo potrebbe sembrare un attacco di vanagloria...
Sia quel che sia, è interessante:

Forza, fans di questo o quell'altro sistema operativo/browser, scatenatevi :)


Tuttavia io rimango dell'idea che il dato reale sia qualcosa come
la decima parte di quanto indicato lì sopra.
Giornata Yaoundica guidando me desimo (*), doppio stress, ma è andata
anche bene, a parte la traggedia: non ho trovato le arachidi.
Ma di quali arachidi vai cianciando?
Di quelle in bottiglia, è ovvio.
Come no, oltre al cervello ti bevi pure le arachidi?
Certo che no, speta che vi spiego (mi piace 'sto gioco del farsi le domande
e darsi delle risposte, mi fa sentire un ospite di Marzullo).
Ebbene, una delle belle scoperte del Camerun, sono le arachidi.
Quelle sgusciate, che come da noi, si mangiano tostate (qualcuno non pensi
che siano crude), ma al contrario di noi non sono affatto imbottite di un chilo
di sale ciascuna, né d'olio. E non sono vendute in pacchettini formato
presa in giro, da 128 mg, o formato famiglia di una volta (citazione dotta,
il "colpevole" si palesi), da otto chili e mezzo.
Sono messe dentro a delle bottiglie di superalcolici. Vuote, sia ben chiaro.
Ora che lo scrivo, mi vien da chiedermi: "perché solo in quelle di superalcolici?"
Ma siccome Marzullo non c'è, in realtà, non mi rispondo.
Potreste pensare che poi è scomodo tirarle fuori, ma a parte l'ultima
che abbiamo finito, che aveva anche quella specie di salvagoccia in plastica
incastrato nel collo (sai che fastidio a respirare), di solito escono bene.
E sono, inutile dirlo, buonissime! E risultano molto meno pesanti, ergo,
ne mangerei in quantità industriale, perché sono sempre stato un
arachidipendente. Si trovano anche qui a Mbalmayo, in qualche
negozio di alimentari, ma non so perché, quelle che ti vendono i bambini
per strada a Yaoundé son più buone. Mille franchi, un euro e mezzo,
per gli interessati alle economie estere.
Sì lo so cosa avrete pensato, ma il post sullo sfruttamento
del lavoro minorile non so se mi va di farlo :)
Fanno anche quelle caramellate, dolci, come si trovano nelle nostre sagre,
assieme a mandorle, noci & nocciole. Ma io preferisco le altre.
Fatto sta, epperò, altroché, gli è che, oggi non ho visto una sola bottigliadi arachidi per strada. Peccato. Per consolarmi ho preso un paio di minuscoli
sacchettini di arachidi nature. Cioè non tostate e non seccate, mai mangiate
prima, in vita mia. Mi piacciono anche queste, ma un po' meno, e forse
son più pesanti. Tra l'altro, pochi giorni fa ho visto una pianta di arachidi,
che non conoscevo, la quale, estirpandola, mostra i "frutti", che in realtà
sono i semi della pianta, e sono attaccati alle radici.
Per qualcuno starò dicendo cose ovvie, ma io non avevo mai pensato
a cosa esattamente fossero le arachidi, di preciso. Semi.
Anche se comunemente si chiama "frutta secca".
C'è sempre wikipedia, se non vi fidate di me.
Pensa te se devo venire in Africa per sapere cosa sono le arachidi.
Considerando che c'è chi le chiama anche spagnolette, avrei dovuto
andar nella penisola iberica, piuttosto.
Di tali bottiglie non ho purtroppo alcuna foto, ma annunciando che
la metterò un giorno, spero di suscitare la curiosità di almeno
un paio di persone.
Beh, una sono io, chissà che foto metterò? MAH, non vedo l'ora...

Con il suo bel casino di sempre, la giornata capitale è comunque passata bene,
con tanto di spuntino veloce di quegli spiedini bovini di cui ora non ricordo
esattamente il nome, e un altro pezzo di pranzo a base di "mouton", montone,
ornato della solita cipolla cruda, di peperoncino e di cancun, che non è
una spezia messicana, perché si legge come "cancan", ma è buona lo stesso,
e non so di cosa è fatta, lo scoprirò. Tra l'altro, il montone mangiato oggi
aveva un sapore molto più delicato di quello della pecora o dell'agnello.
O forse ero distratto dal resto, gli altri sapori forti.

In questo Camerun non mancano mai le scene divertenti, che a seconda
dell'umore possono diventare caustiche, fastidiosissime.
In questo caso ci ho riso su.
La location della scena è uno stabile con uffici della regione e della prefettura,
in un posto molto ordinato, una volta tanto,
con ampio parcheggio davanti e delle guardie di fuori, almeno si può
lasciare la macchina senza patemi, qui gli stessi camerunesi ti mettono
sempre in guardia, mai fidarsi di nessuno.
Bel bello, e stanco, accompagno la mia co-viaggiatrice,
la segretaria dell'ospedale, per cose sue, parcheggio regolarmente
in un posto segnato con le consuete strisce bianche.
Distrattamente penso: "oh che bello, un parcheggio proprio di fronte
al cancello d'entrata, che comodità, dopo i vari embouteillage".
La segretaria entra, io l'aspetto scacciando il caldo e l'arsura
(finita la stagione delle piogge) con una bella birra fresca in lattina.
Poco dopo, esce una macchina dal cancello... e mi suona...
e io mi rendo conto che più che di fronte, il parcheggio era davanti
all'entrata. Giustamente, ero in mezzo alle balle, ma ero anche
in un parcheggio contrassegnato! Ma che lo metti a fare un posto
macchina davanti a un cancello? "Passo carrabile" come si dice in francese?
E vabbé, di cose del genere ne vedi talmente tante che è impossibile
ricordarsele tutte.

A proposito di ricordarsi, quasi dimenticavo, mi sono fatto
un bel permesso di soggiorno che vale ben due anni, il quale dà anche
diritto di entrare e uscire tutte le volte che si vuole, nei suddetti due anni.
Ecco cosa vuol dire avere una solida istituzione cattolica alle spalle.
(Quella che dichiara che sto svolgendo lavoro per loro. Che è vero).
'Sti preti, tutto ottengono.
Stranamente, ci ho impiegato pochissimo, una mezz'oretta in tutto.
Manco le fototessere servono, la foto te la fanno loro.
Ti prendono tutte le impronte digitali, tutte le dita di entrambe le mani,
mi stavo levando anche le scarpe ma mi han detto che non serviva.
Per avere dall'Italia il visto per il Camerun ho dovuto aspettare 2 giorni,
andando direttamente all'ambasciata a Roma, se avessi fatto spedendo
le pratiche via corriere, sarebbe trascorso sicuramente molto più tempo.

L'ufficio immigrazione di Yaoundé mi ricorda tanto quegli uffici postali
che si vedono nei film western: bui, con le paratie di legno,
diciotto persone in trenta metri quadri... Billy the Kid seduto a fumare
un sigaro in un angolo... cose così.

Per la cronaca, non credo che starò qua due anni, ma penso di tornarci,
finché mia sorella tiene in ostaggio qui la mia nipotina.
Che c'entra che è sua figlia? E` la mia nipotina.

domenica 12 dicembre 2010

Ouest parte seconda

Sono vivo!
Magari qualcuno si stava preoccupando... o stava gioendo...

Fra lavoro intenso e malattie varie (sì, sono un catorcio), sono passate altre 2 settimane,
è ora di terminare il mini-resoconto dell'Ovest.


Noi eravamo nella parte francofona, ma un po' di ordine in più e un diverso stile
architettonico faceva pensare alla Germania (pensavate che dicessi Inghilterra, eh?), 
infatti i tedeschi sono stati fra i primi colonizzatori di queste zone. 
Sembra che per i cittadini tedeschi non serva un visto per entrare in Camerun.
Nel Centre Climatique, dove alloggiavamo, c'era pure la piscina, ma se la temperatura 
non invitava il bagno, le creature galleggianti sull'acqua ancora meno. 
Non che facesse proprio schifo, ma non era esattamente pulita.
Una cosa degna di nota è che nel bungalow "vicino" al nostro, a cento, forse duecento metri
da noi, stava soggiornando... rullo di tamburi... Roger Milla!
Ora probabilmente l'audience si divide in due. Una delle due metà sarà composta
quasi integralmente da maschi, che troveranno inutili (o errate) le spiegazioni di cui sotto.
Se invece siete fra quelli che hanno subito pensato "e chi cacchio sarebbe costui?" 

leggete con estrema attenzione.
Roger Milla è uno degli orgogli del Camerun, subito dopo le brochettes.
Ex calciatore, nato a Yaoundé, la capitale, è passato alla storia, oltre che per i suoi
meriti da attaccante, anche per aver inventato la Makossa, "una danza attorno alla bandierina
per festeggiare i suoi gol, una danza che diventerà un'icona e che farà il giro del mondo".
E proprio durante i mondiali di Italia '90. Ho citato spudoratamente wikipedia.
Pensa che roba, e dormiva vicino a noi, è una di quelle cose che ti fanno dire "Embé?".
Ma 'nfatti... poi manco l'ho visto, ce l'ha detto una tizia che lavorava lì.
Però ho visto che aveva una guardia che presidiava il suo bungalow,
anche quando lui non c'era. Paura che gli rubassero... la fama?

Ma torniamo a noi.
Nel clima di festa del viaggio, cosa c'è di meglio da fare, se non andare 
a un funerale
Sorvolando sull'apparente ossimoro intrinseco...
Aspetta, non posso aver scritto una cosa simile. "Sorvolando sull'apparente ossimoro intrinseco" ?
A parte quel che può sembrare una stronzata gigantesca, i funerali dalle parti dei Bamileke
sono delle feste. Ricordo che i Bamileke sono le popolazioni dell'Ovest, in caso.
Quando muore qualcuno non si fa il funerale, ma la "doglia", l'interramento, insomma.
Quello sì che è triste.
Ma poi, ogni anno, per svariati anni, si fa il funerale, che invece è una bella festa.
Serve a ricordare le cose belle del defunto. A seconda delle possibilità economiche

del caro estinto, le festività possono durare giorni, anche due settimane.
Noi abbiamo partecipato a un pomeriggio "e mezzo" di tal funerale, del popolo
Balevang, nel villaggio omonimo a venti minuti da Dschang dove soggiornavamo.
L'ho trovato più divertente dell'intronizzazione, sarà la dimensione più umana, 
con meno fronzoli, niente TV, pubblicità, eccetera, ma comunque tante danze, 
costumi, musica, cibo e birra, che pare non manchi mai in Camerun.
Ho persino ballato, per un minuto, non di più, di fianco a una qualche personalità
del villaggio, notabile o chissà che altro, completamente ubriaco.
Anche qui però mi divertivo a "entrare" nelle danze per filmare, magari al centro
di cerchi di donne in costumi tradizionali. No, non erano vestite solo con gonnelline di brochettes,
quest'idea però mi stuzzica, mannaggia a chi me l'ha scritto :)
Pare che nelle feste i nostri fuochi artificiali notturni siano qui invece degli spari diurni.
Qui c'era un tale che sparava in aria con un pistolone, che faceva sussultare

tutte le persone intorno. Fortunatamente lo caricava a mano dalla canna,
come si vede nei film dell'ottocento, così passavano almeno un paio di minuti
fra uno sparo e l'altro.
All'intronizzazione c'erano dei fucili che quando sparavano in aria
facevano cadere pezzi di rami d'albero e foglie, quindi non erano a salve...
Di funerali in giro ce n'erano un sacco, sono pubblicizzati con dei gran striscioni.
E` una tradizione molto forte, ci tengono parecchio. Si respirava molto il fatto

che le tradizioni sono tenute vive, molto più che qui al centro dove siamo noi.


Altre belle cose che si son viste: l'università di Dschang, un vero e proprio Campus
che noi ce li scordiamo, su una collinetta proprio sopra al Centre Climatique, tra l'altro.
E un museo che apriva in quei giorni, con ingresso gratuito, nel quale siamo riusciti
a fare solo un paio di foto, era vietato. Museo dell'evoluzione, o forse il nome era tutt'altro,
ma raccontava parecchia storia dell'Ovest e del Camerun in generale, dai primi colonizzatori, 
la schiavitù, l'indipendenza, e il culmine dell'evoluzione: le brochettes.
Mi sarebbe piaciuto visitarlo per bene, ma c'era molto da leggere, molta Storia,
interessantissima, a mio avviso, ma non ti davano il tempo, perché altre persone dietro
aspettavano. Ottima pubblicità, direi. Lì ho appreso che i primi colonizzatori africani
(non camerunesi) in assoluto sono stati i Portoghesi, poi Olandesi, Belgi, e via con 
tedeschi, inglesi, francesi, non ricordo l'ordine esatto, a quei tempi non ero in Africa.


Due parole vanno spese per "Banana Fashion", un negozietto, un buco di 3 metri per 4,
di un tale che vendeva vestiti, scarpe, borse, cappelli, interamente fatti di foglie di banana.
Lui stesso era vestito di banana. Ma lo vedrete fra poco.
Io non potevo fare a meno di cantare "Banana Joe".



E` una cosa particolare tornare da un viaggio simile, perché è un viaggio nel viaggio,
non è che poi si torna a casa, sempre in Africa sono, è una sensazione piacevole.
Meno piacevole è la labirintite che mi sono portato come souvenir, iniziata con un gran male
d'orecchie e di gola, che mi ha accompagnato per altre 2 settimane, mannaggia,
con tanto di giramenti di testa e forti nausee. Ero sempre orizzontale, letto o divano.
Altrettanto poco piacevole è l'imboccare la strada sbagliata a Yaoundé, proprio quei 50
metri, sì e no, che sono assolutamente proibiti per chiunque, solo il presidente in persona
ci può passare. Del resto, essendo ancora per me alquanto oscura la morfologia capitale,
e ancor di più per gli altri viaggiatori, abbiamo chiesto informazioni per raggiungere 
un determinato luogo in cui dovevamo lasciare uno di noi.
Beh, tutti ci rispondevano "sempre dritto", "tout droit", e noi via, sempre dritti.

Peccato che in quel dannato punto c'è una rotonda, che guarda caso però ha anche una 
strada che la taglia, ci passa proprio in mezzo, ed è corta, sì e no 50 metri.
Guidavo io.

E` stato divertente tentare di far lo gnorri, accorgersi con il proverbiale secondo di ritardo
dell'immane cazzata che si sta perpetrando, complici anche i compari, "sì sì vai sempre dritto, 
ci han detto così". Spassosissimo vedere quei 5-6 fra vigili, poliziotti, militari, guardia nazionale,
cavalieri templari o chissà chi altri, correrci letteralmente dietro in mezzo alle macchine,
dentro a una rotonda, a Yaoundé-l'inferno-che-è-in-te, mentre noi tentavamo spudorati 
di far finta di nulla...
Non siamo sfuggiti, ci hanno intimato la resa senza condizioni.
Inutile appellarsi alla convenzione di Ginevra, probabilmente manco sanno dove si trova.

Minacce di ritiro patente, ritiro libretto, ritiro del permesso di urinare...
Paventando un ritiro del permesso di mangiare brochettes, siamo arrivati a un accordo,
una multa di 12000 franchi, 18 euro che ci siamo divisi in 4.
Multa è un termine ad alto contenuto eufemistico, se solo si provava a chiedere una ricevuta

il cattivissimo ufficiale della Gestapo Camerunese ripartiva con l'elenco delle minacce.
Non so se s'è capito, ma di fatto gli abbiamo dato una mazzetta, qui le cose funzionano così.
Chissà se corrono così tanto in mezzo al traffico se vedono uno che scippa una borsetta,
che ruba una macchina, che viaggia senza targa, o quando sono in 4 su una moto. 
Non credo, non ne val la pena. Beccare dei bianchi che imboccano la strada del presidente,
però, è una manna dal cielo.

Bene, siamo alla fine della storia.

Ovviamente non si può raccontare tutto questo senza almeno farvi dare una sbirciatina,
quindi ecco il secondo giro di foto, scattate quasi tutte dai compagni di viaggio,
io avevo finito la batteria. Alcune sono scatti da cellulare.


Le foto. Buona visione.
.

domenica 28 novembre 2010

Long vie à le roi des Foto



Dopo il ritorno dall'Ovest, una tranquilla sera...
Terrore, Panico, Disastro, Tragedia!
La schedina di memoria della fotocamera-telecamera è andata in tilt.
Ha deciso di perdere quelle tre o quattro centinaia fra foto e filmati
che avevo fatto nell'ultimo mese...
Un mese d'Africa perduto, compreso l'Ovest.
Lungi dall'arrendermi, sfodero tutte le mie presunte competenze
in vari sistemi operativi nel tentativo di recupero, e ore dopo,
aiutato da un programma scaricato dai ben noti e discussi circuiti di condivisione,
riesco a recuperare tutte le foto. I filmati, stranamente, ci sono ma sono quasi tutti illeggibili.
E' davvero un peccato, mi viene quasi da piangere, ma almeno il recupero delle foto
mi ha risollevato. I filmati più preziosi sono forse proprio quelli dell'ovest, 
e qualcosa per fortuna ho recuperato dagli apparecchi dei compagni di viaggio.
Più in basso, il link alle foto, ma prima una spiegazione è doverosa.


Venerdì 20 Novembre, ore 12, si parte!
No, si dovrebbe partire ma anziché la Prado promessaci, si cambia mezzo, 
dobbiamo usare l'altro mezzo del collegio, il famigerato pick-up, ma non si trova.
La direttrice ci rincuora: "ce l'hanno rubato".
Per fortuna nessuno le crede, infatti qualche minuto dopo il mezzo arriva.
Credo fossero andati a scaricare del letame, in 2 su 4 stavamo
quasi per dar forfait e mandare in vacca il viaggio.
Era lurido, ed emanava una puzza infernale che solo dopo un paio di giorni
è svanita, o ha avvolto noi stessi per cui non la sentivamo più.
Un vago lavaggio, prendiamo coraggio, e via, all'arrembaggio.
Siamo in 4 bianchi e un'accompagnatrice locale, che vive a Mbalmayo ma è originaria dell'Ovest.
E già una sorpresina: c'è uno in più, un tizio che dovremmo accompagnare a Yaoundé,
quindi siamo in 6 in macchina, in 3 davanti e 3 dietro.
Va bene! E poi altri 5-6 tizi che sono saliti sul retro del pick-up, nella parte scoperta,
ma solo per un breve strappo all'interno di Mbalmayo.


Tra Mbalmayo e Yaoundé, 50 km, ci sono 5 posti di controllo di polizia-esercito-militari-ecc.ecc.
Io ho sempre pensato che siano di assoluta inutilità, infatti di solito manco ti guardano,
ma stavolta, al primo di questi vengo smentito e ci fermano.
Sono io alla guida.
"Siete un po' sovraccarichi lì eh?" (in francese, chiaramente).
"Ma noooo, solo fino a Yaoundé, che sarà mai...." (io in franco-spaghettico, cominciando
a pensare a quanto possa ammontare la "tangente" per questo genere di cose...
perché purtroppo funziona così...),
poi però mi giunge il dubbio: ma se il sedile qua davanti, di fianco al guidatore,
ha 2 posti, il mezzo sarà ben omologato per 6, no? Infatti, controllino alla "Carte Grise", 
il documento della vettura, e il poliziottone cattivo si scusa dicendo 
"Ah già, è a 6 posti, buon viaggio".
Bene, si prosegue.
Nell'infernale Yaoundé la nostra guida ci fa prendere delle argute strade alternative
che si rivelano ben peggiori di quelle canoniche, rimaniamo ancora più imbottigliati,
ma alla fine scarichiamo il sesto incomodo e prendiamo la strada verso l'Ovest, 
che per essere precisi, rispetto a noi è a Nord-ovest.
Il viaggio dura ore, la radio non c'è, e allora facciamo gli italiani e ci mettiamo 
a urlare a squarciagola il peggio delle canzoni italiane di sempre. 
Beh, non solo, anche qualche perla.
Procediamo abbastanza tranquilli, l'unico neo è il nostro pick-up che è anche scomodo, 
oltre che puzzolente.
Lungo la strada, molti essiccano il cacao, e ci chiediamo se c'è anche uno scopo "pubblicitario",
se non sarebbe meglio essiccarlo in un luogo un po' più salubre. Chissà.


Si attraversa il (o la?) Sanaga, primo fiume del Camerun, grazie a un ponte che è lungo ben 1020 metri!
Il che vuol dire che il fiume è largo quasi altrettanto, quasi un chilometro!
Mi fa tornare in mente lo Zambesi, ma questo qui è ancora più largo, almeno in questo punto.
Facciamo una breve tappa a Makenené, una cittadina lungo la strada, con un mercatino caratteristico,
dove, al solito, la densità dei venditori è altissima, in questo caso sono fruttivendoli
e "rosticcieri", non saprei come chiamarli, sempre in perfetta simbiosi con i bar.
Resisto alle immancabili brochettes, ma assaggiamo l'antilope e il porcospino, 
di cui si può ben vedere la zampetta in una foto. Non ci trovo nulla di particolare.
La plantain alla brace conquista gli altri bianchi che ancora non l'avevano assaggiata 
(vi ricordate? la banana che si mangia cotta).
Si riparte e viaggiando verso la notte con le ninnananne italiane e camerunesi, si arriva finalmente
a Dschang (salute). In tempi ragionevolmente brevi troviamo il nostro alloggio, il Centre climatique,
e cominciamo a litigare con i gestori. Già, perché non c'erano i posti prenotati, ci hanno messo
in un'altra sistemazione che però costa di più, manca una luce, è abbastanza sporco, 
e ci sono i letti a una piazza e mezza, dove avrei dovuto dormire con l'altro maschio del gruppo.
Fosse stato almeno matrimoniale, si poteva anche fare, ma una piazza e mezza no...
Riusciamo con molta pazienza a farci portare un letto supplementare, ma manca una coperta.
Eh già, qui c'è fresco! Io e il mio compare di stanza tiriamo a sorte, lui vince il letto più 
grande ma la coperta la tengo io.
Sono oramai le nove di sera, la nostra guida ha dei "parenti" in quella città,
e le virgolette sono doverose, perché qui non si capisce mai se le parentele siano 
Effettive o Affettive.
Quindi dopo un giretto dallo "zio" della nostra guida, si esce per mangiare
qualcosina. Un bel pescione come quello che mangiammo a Mbalmayo, buona birra, e poi a letto,
pronti per l'attesa intronizzazione del giorno dopo.


L'intronizzazione. 
Un po' di note.
Chi ha preso il potere è uno chef di primo grado.
Nello scorso post ho parlato di Tribù, laggiù usavano invece il termine "Groupement".
Il gruppo che vedeva sorgere il nuovo chef si chiama Foto. Con l'accento finale alla francese.
Da non confondersi con la fotografia che si scrive photo.
I Foto sono un groupement che fa parte del popolo Bamileke. Sempre con accento finale.
A Ovest è pieno di Bamileke, analogamente qui da noi ci sono gli Ewondo, da cui anche il nome della capitale, Yaoundé.
Quasi tutti i gruppi Bamileke hanno il nome che inizia con Ba, che significa "gente di".
Se non erro, Bamileke è la gente della valle. Una grande valle con tanti gruppi.


Lo Chef incoronato era già stato scelto, si chiama Momo Soffack, 
e aveva già fatto il suo bel periodo di iniziazione.
Non era un solo mese, ma quasi sei! Però va anche detto
che la misteriosa iniziazione, i cui dettagli sono noti solo a certi "notabili" (consiglieri),
prevede anche la convivenza con quattro donne, di cui bisogna ingravidarne
almeno una. Forse non è poi così dura, là dentro.
Quello a cui abbiamo assistito è quindi la FINE dell'iniziazione, 
l'uscita dalla casa sacra nella giungla, il Lakhem (scritto in almeno 4 modi diversi, tra cui La'kam),
e l'intronizzazione a Chef.


Nonostante la raccomandazione della nostra guida di non arrivare oltre le otto e mezza-nove al grande evento, 
è proprio lei che si fa attendere, arriviamo dopo le dieci.
Non è tardi, in ogni caso.
La paraculaggine italica esce in tutto il suo splendore, ci presentiamo come "delegazione italiana",
e ci lasciano parcheggiare molto vicini all'entrata, rischiando, per arrivarci di uccidere qualche 
decina di persone. Un fiume umano, ma loro assicurano: "suonate e quelli si spostano".
Sempre in qualità di "delegazione italiana", ci fanno entrare dove si svolge la manifestazione,
una sorta di cortile interno, che credo faccia parte della chefferie.
Ci accompagnano in una specie di stand dove ci sono molte facce bianche,
pochi italiani invero, sembrano francesi.


Da dove siamo seduti non si vede molto, ma ben presto la guida procura 2 targhette da applicare
alla maglietta, magici amuleti con su scritto "Presse", che permettono di scorrazzare nel cortile vero e proprio, 
per fotografare e filmare da vicino tutto quel che si vuole.
Due targhette su quattro, si fa a turno, diciamo, ma in realtà, dopo poco, tutti giriamo liberamente
e nessuno ci rompe le balle. Sarà perché siamo bianchi.
I notabili sono quelli che sembrano le creature innominabili di "The Village", per chi l'ha visto.
Loro il compito di assicurarsi che la cerimonia venga svolta con il dovuto rigore.
Certo non per mancar di rispetto alle tradizioni, ma alcuni sono davvero divertenti,
quando vedono qualcuno in un luogo dove NON deve essere, letteralmente gli ringhiano dietro.
Usano una voce gutturale, che forse un tempo incuteva timore, oggi scatena ilarità.
Perdonatemi, fiero popolo Foto.


Il tutto è comunque molto suggestivo, anche noioso in alcuni punti, a volte macabro,
come la decapitazione sul posto di una innocente capretta. Non l'ho vista perché mi sono accorto
dopo di quel che stava succendendo, ma ho visto la bestiola priva di capo,
il quale era stato portato di corsa al Capo nel senso di Chef, il quale poi infieriva, colpendo ripetutamente
a ritmo di percussioni frenetiche. Questa, come diceva l'annunciatore microfonato,
era una dimostrazione di forza. Tipo "Vivo contro morto: 1-0" ? Boh.
E vabbé, rituali. Non so se ho capito bene, ma forse una volta non usavano caprette. (!!!)
La nostra guida si è rifiutata di avvicinarsi, non per amore animalista, ma per timore,
pare che fosse un rito magico, e qui sono in molti a credere in queste cose.


E poi da notare le contraddizioni, ma l'Africa è anche questo, chi ci vive lo dice sempre.
Per esempio la pubblicità spudorata, che non credo che facesse parte della tradizione.
I miei compagni si indignavano di questo, però forse non abbiamo anche noi, nelle nostre sagre
tradizionali, degli evidenti segni dei tempi che cambiano? Non abbiamo anche noi gli sponsor?
Non ci andiamo in carrozza, e non ci scandalizziamo se riusciamo a comprare una lattina o cose del genere.
Forse avrei evitato di annunciare quella marca di sapone al microfono, fra una delegazione e l'altra che porgeva il saluto al nuovo Chef.
Anche perché almeno a parole, pare sia molto considerato, lo chiamavano anche "Sa majesté",
e addirittura "Roi", Re.
Infatti, come da titolo del post, è stato annunciato "Lunga vita al Re dei Foto".
E di sicuro anch'io avrei almeno vietato di eseguire un ballo tradizionale con i costumi tradizionali corredati da una T-shirt sponsorizzata.


Per il resto lascio la parola alle immagini, qualcuna con commento.
E per non appesantire ulteriormente, per ora mi fermo qui,
seguirà probabilmente un altro post con altre foto.
Ah, giusto per rimanere in tema: a Dschang le brochettes le fanno anche di maiale!
Che è una novità. Però preferisco quelle di manzo.
Pare che laggiù il maiale vada alla grande, forse perché ci sono meno musulmani, in proporzione.

Cliccate qui per un po' di foto.
Ditemi se non riuscite a vederle, che cambio le impostazioni dell'album di Google.

giovedì 18 novembre 2010

Go West

Sei proprio tu, John Wayne? Perché West? Perché il titolo in inglese?

Domani parto per l'Ovest, per un giretto di 3 o 4 giorni con altri 

volontari/stagisti/laureandi/rifugiati italiani, più un'autoctona 
che ci farà da guida e da deterrente contro i malintenzionati.
Sabato c'è l'intronizzazione di uno chef. Ma quale "Prova del Cuoco", 

bestie, in francese lo chef è il capo. Anche capo-cuoco, ok, ma in questo caso
è Capo Tribù, per l'esattezza. E vive nella chefferie, che si pronuncia scefferì.
Pare sia una cerimonia molto suggestiva, in una regione, l'Ovest per l'appunto,

ove resistono indefesse le tradizioni locali, ove meno che altrove, in Camerun,
l'Occidente non ha sporcato la cultura indigena. Ora potrei non dormire sul paradosso
che proprio nell'OVEST non sia arrivato l'OCCIDENTE.
Dicono che naturalisticamente sia un po' come la Svizzera. No, sul serio,

chi c'è stato dice che c'è molto ordine, e il paesaggio è montano.
Dormiremo infatti in una cittadina chiamata Dschang, che a me suona molto cinese, 

a oltre 1400 m. di altitudine, in un "Centre Climatique" con tanto
di piscina. C'è fresco, e piove più che da queste parti.
Altro paradosso, quindi, proprio dove le tradizioni camerunesi sono rimaste
intonse, dove l'Africa è più Africa, il paesaggio è meno africano.
Da quelle parti inoltre ci sono anche zone anglofone, da cui il titolo in idioma britannico.

Se ci ho capito qualcosa di quanto ci abbia trasmesso il nostro precursore nonché informatore,

il capo tribù designa uno dei suoi figli (maschi) come successore, non necessariamente il primogenito.
Il prescelto, però, non ne saprà nulla finché il suo povero babbo non passa a miglior vita.

Avrete intuito che non verrà quindi informato dal genitore, a meno che non gli compaia in sogno
e con l'occasione non spari fuori qualche numero della lotteria, o la ricetta perduta delle brochettes come le facevano 500 anni fa.
Solo i consiglieri stretti del capostipite sanno chi sarà il futuro cuoco. Ehm, capo.
Durante detta cerimonia, tutti i figli stanno in fila ad aspettare il verdetto, i consiglieri
saltano fuori urlando "Sei stato nominato!", indicandone uno.
Scherzo, chiaramente, chiedono semplicemente: "Chi di voi pensa di avere l'X-Factor?".
E facciamo i seri, su, anche se è parimenti buffa la scena vera: 
i consiglieri vanno di forza a prelevare il figlio benedetto, in mezzo alla delusione fraterna, 
e lo rinchiudono da qualche parte, forse in una capanna, per un mese, se non ho capito male.
Se sopravvive, sarà lui il capo, e avrà anche già dimostrato di esserne all'altezza.

Se non sopravvive, boh, forse avanti col prossimo fratello, beato lui.
Ora non ricordo i dettagli, ma davvero fanno così.
Mi viene un'idea... non devono rifare la legge elettorale in Italia? ... Paura eh?

In realtà in Camerun c'è il Presidente, il parlamento, il governo, le amanti del presidente,

come in ogni altro paese civile, e quindi ci si potrebbe chiedere: 
"Ma... 'sto chef? Che mi rappresenta?"
Appunto, oramai sono relegati a un ruolo di rappresentanza, 
una sorta di "ricordo dei bei vecchi tempi andati".
Ma pare che laggiù nel far west siano riconosciuti dalla legge e abbiano qualche potere

effettivo. Non so, lo ius primae noctis, la facoltà di creare nuove ricette per le brochettes,
o qualcos'altro di meno importante come dirimere le controversie. 
Un giudice di pace, insomma. Ma mi informo meglio. Poi non ve lo dico, ma io intanto
lo saprò. Gne gne.


Dovrebbero essere circa 6 ore di macchina, guideremo a turno, e credo
che il viaggio stesso sarà interessante, l'Africa è bella anche da percorrere.


Prometto che quando torno mi prendo il tempo di caricare un po' di foto.
Ora l'ho messo nero su senape, o come cavolo lo definireste voi 'sto colore di sfondo,
che poi ho scelto io.
Verba volant, scripta no. (Semplifichiamolo, 'sto latinorum)

Uhm, che inspiegabile voglia di brochettes.... eppure non c'entrano con l'Ovest.
Chissà come le fanno laggiù. Chissà SE le fanno. Ma sto divagando.




martedì 9 novembre 2010

Accidenti, e il blog?

Spinto involontariamente da mia sorella che fra una poppata e l'altra
mi chiede: "Hai più scritto niente sul blog?", eccomi qua.


Ho latitato parecchio, ma ve l'ho detto che non sono un vero blogger.
Il fatto è che mi son messo a lavorare da informatico, anche se
a titolo di volontariato, per ora, e quando ho bisogno di rilassarmi,
non mi viene da riattaccarmi al pc per bloggare, bloggettare, blogiferare.
Ecco, questa mi piace, "blogiferare".

Forse la stagione delle piogge qui sta per finire, sembra che piova con meno
frequenza, ma a quanto dicono i siti di notizie e i parenti a casa, 
è iniziata in Veneto... Dalle mie parti ci sono state un sacco di interruzioni
di strade, roba da matti.
E il prete falso di Fane, Negrar, VR? Ma cosa mi combinate lassù, eh?
Non vi si può lasciare soli un attimo.

Qui invece ora (scritto di pomeriggio) c'è un sole bello caldo, oltre che tondo e giallo
e in alto nel cielo. Più in alto che da voi europei, sicuramente,
dato che siamo prossimi all'equatore. Anzi, è difficile capire dove sta
il Sud guardando il sole, e dato che il sud è dove sta il sole a mezzogiorno,
è dura, perché è talmente dritto sopra le teste che non si capisce la direzione.
Meno male che ho due bussole di cui una sul telefonino intelligente,
dicasi smartphone per gli anglophone.
Il problema è che sballa un sacco qui la bussola. Ti muovi di pochi
metri e il nord cambia di posto. Devo documentarmi, magari ci sono zone della
Terra in cui le bussole non vanno bene perché i campi magnetici sono folli.
Oppure qui c'è qualcosa di strano, minerali sotterranei, basi segrete francesi,
che generano dei campi fuori dal comune. Se avrò tempo indagherò,
non si sa mai che scopra delle cose interessanti.

Nel frattempo ho scoperto che i Camerunesi mangiano bene, molto speziato, molto piccante,
molta cipolla, pochi amici.
Non tutto così pesante, in realtà, per esempio, oltre alle verdure classiche,
si mangia la manioca, che ricorda un po' le nostre patate, varie salsine
a base di verdure, tipo la Ndolé, magari con arachidi, come l'Okok,
o un impasto molto buono di fagioli, che diventa come una specie di polenta,
e poi le "plantain", che sono delle banane che si mangiano cotte in 3 modi: 
fritte, bollite, alla brace. Le ho elencate in ordine di bontà crescente.

Grazie all'economia spicciola che un giorno mi piacerebbe descrivere meglio,
e che mi affascina alquanto, si può comprare del cibo qua e là, per strada,
e trovo che ci siano delle cose davvero sfiziose.
Per esempio le "brochettes", ovvero degli spiedini di carne bovina.
Cos'hanno di speciale? Che sono buoni da matti, e costano poco,
l'equivalente di 15 centesimi l'uno. Non sono come i nostri spiedoni usuali,
sono piccoli, ma vale proprio la pena di assaggiarli.
Una sera con altra gente abbiamo mangiato fuori, e funziona così:
ti prendi un po' di cose qua e là nei vari banchetti, ti siedi in un bar,
ordini da bere e mangi lì. Oppure c'è il servizio al tavolo,
noi ci siamo seduti proprio di fianco a una specie di tettoia dove
una signora cucinava il Makerò alla brace,
che in realtà non so come si scrive, ma è un pesce di mare
e so come si mangia. Con le mani, già, perché il bar ti porta
da bere e non ha certo le posate, e la signora oltre ai pesci e alla griglia
non ha altro, se non l'acqua col detersivo per lavarsi le mani prima e dopo
il banchetto. Il bello è che quella sera avevo già mangiato a casa,
ma a vedere 'sti pescioni bruciacchiati con della cipolla cruda tagliata
sopra, e una salsina che emanava degli effluvi golosi, chi è che avrebbe resistito?
Manco ci ho provato e mi sono fiondato. Squisito, la salsa era probabilmente
il sudore del demonio, da quanto era piccante.
A un certo momento, colpo di scena: la signora ha portato via dal tavolo
le lische dei pescioni, e le ha riportate pochi minuti dopo, "cotte" sulla brace.
Si mangiano! Ne ho mangiata una e di gusto, gli ossicini si frollano, non si soffoca,
van giù che è un piacere. Ecco perché ci sono pochi gatti a Mbalmayo,
cosa possono mangiare, se gli umani si spazzolano pure le lische?

Un'altra sera invece abbiamo preso cibo di strada e portato in casa:
pollo alla brace, cucinato anche con un po' di condimento probabilmente
a base di pomodoro, un po' di brochettes, plantain alla brace.
Queste ultime ce le hanno date avvolte in carta da stampante, 
di quelle con i buchi laterali, o se preferite il tecnichese, a modulo continuo,
forse trafugata in qualche ufficio.
C'era anche qualcosa prestampato sopra... e non era "plantain alla brace".

Il condimento col quale era stato cotto il pollo è rimasto misterioso,
perché non siamo riusciti molto a capire cos'altro ci fosse sopra.
Alla domanda "ci sono spezie", la risposta
era "questo è il pollo".
Ehm, sì, ok, ma con cosa lo cucinate? Peperoncino?
"Il peperoncino è qua" (indicando un pezzo di carta con la polvere magica).
Sì, grazie, ma ce n'è anche qua sopra? (indicando il pollo).
"Questo è il pollo".
Grazie, arrivederci.
L'importante è che era molto buono, forse cotto un po' poco.
Un giorno di fine novembre, con calma, tenterò di digerire il tutto.
Ok sto esagerando, però anche questo era guarnito di pezzi di cipolla cruda,
e la fregatura è che è proprio buona mangiata così com'è.
A parte ti danno, per dirla alla veronese, uno "scartozzetto" (citazione: el bifido),
cioè un sacchettino con dentro la forfora, stavolta, del demonio,
ossia peperoncino in polvere.

Chissà, un giorno che voglio sballare provo a sniffarla, 'sta roba.

Post Scriptum che non c'entra una mazza:
Se le statistiche di Blogger, il sito che ospita tutto questo 
che state leggendo, sono veritiere, sono state visualizzate 1200 pagine
di questo blog. Mah, siete così in tanti? O li leggete una decina di volte ciascuno?
La cosa ancora più strana è che ti danno le provenienze.
So chi mi legge dall'Inghilterra, dal Camerun (mia sorella), ma non saprei 
chi si collega dalla Germania, dalla Svezia, dagli Stati Uniti (o forse sì),
dall'Afghanistan, dall'Australia, da Singapore!!!
Davvero, un paio di settimane fa c'era chi si collegava da tutti questi posti,
e forse ne sto pure dimenticando qualcuno. Ora vedo che i fedelissimi
sono tutti europei, più il Camerun.

Ne approfitto anche per un errata corrige: l'imbottigliamento si chiama embouteillage,
non embouteillement come dicevo nel post su Yaoundé, che ho corretto.

Battendomi per il Post Scriptum più lungo del mondo, aggiungo che quel router
di riserva di cui dicevo "ricchi premi a chi indovina quando si brucia" si è già 
bruciato a metà. Cioè funziona ancora come router wireless, ma non si collega
più da solo all'adsl, bisogna usare anche un modem, l'ennesima
scarica di corrente stavolta è venuta su dalla linea telefonica, e ha fatto
saltare il cordless e appunto questa funzionalità del router.
E' un miracolo che non si sia fuso del tutto.
Ah, quanta pazienza.
Magari i campi magnetici son collegati...
Domani cerco la versione camerunese di Giacobbo e gli sottopongo 
l'indagine. 

Ti troverò, Robert Mgazi Mbube Jacobbe.