martedì 28 dicembre 2010

Giù al Nord - La stella di Garoua



In realtà il titolo poteva anche essere "Africa".
Sì ma poi sembrava troppo generico, ma non è mica l'Africa 
che pensate voi, quella è scontata.


Come dubitare che qui a Garoua non ci sia internet?
Mi trovo nella capitale della provincia del Nord, perché si chiama proprio così,
Nord, non stiamo lì ad andare in un nord con la n minuscola.
Del resto quella in cui risiediamo si chiama Centre. Che manchino di fantasia?

Sinceramente "Umbria" è più originale come nome. E anche quella ha le foreste.
Siamo ospiti nella struttura che fa sempre parte della stessa organizzazione
che comprende l'ospedale, il collegio, la scuola, ecc. di Mbalmayo, il COE.


Approfitto della connessione perché quando si incontra una celebrità poi bisogna vantarsene,
altrimenti non c'è alcun gusto.
Prima però una premessa. Parliamo di ippopotami.
Fino a qualche anno fa ne avevo un'immagine pacioccona e simpatica.
Rimane anche quella, ma chi frequenta l'Africa sa che è uno degli animali

più pericolosi che ci sono. Nonostante la stazza, è velocissimo sia in acqua
che a terra, se si viene inseguiti difficilmente gli si sfugge.
Da queste parti dire "nuoti come un ippopotamo" è un grande complimento.
E` erbivoro, ma se si sente minacciato, son guai seri, dato che si parla di qualche 
tonnellata di incazzatura pura. Ha dei dentazzi che credo essere lì solo per difesa,
non credo che ci siano erbe così difficili da masticare. Ne ha un paio che sporgono in avanti,
Quindi basta che apra la bocca e ti venga addosso che ti bucherella per benino.
E se non ti perfora parti vitali, vedi precedente considerazione in termini di peso.


Beh, di tutto mi aspettavo, tranne questo:


L'ippopotama "Africa", la star di Garoua.
Allora, io sparecchio, tu esci a dar da mangiare all'ippopotamo.

Notare che non siamo in uno zoo, ma sulle rive del fiume Bénoué, il suo habitat naturale.
Questo esemplare femminile, bella ippopotamona che sei, si chiama Africa. 
Il nome gliel'ha dato il tizio che intravedete a sinistra nella foto, perché quello a destra sono io, 
basta guardare la macchia sul gomito, non posso nemmeno imbrogliare. 
Ora pesa 4 tonnellate, e sono diciott'anni che il tizio, Liman Boucar Souaibou, 
che è un pescatore, se ne occupa. 
Se ho capito bene, da "piccola" la bestia ha perso la mamma e il nostro uomo l'ha allattata,
così gli si è affezionata. La scena è stata incredibile, quasi surreale. 
L'ha chiamata, emettendo uno strano verso e poi delle parole che forse erano in lingua locale. 
Non è arrivata subito, ma ha insistito per qualche minuto, era dall'altro lato del fiume, 
assieme a molti altri bestioni della medesima specie.
Gli ippopotami, se sono in acqua alta, hanno poche parti del corpo emerse, sembrano 
dei massi galleggianti, eppure lui la riconosceva da almeno 60 metri di distanza e la chiamava. 
Infatti a un certo momento è partita e ci ha raggiunti sulla nostra sponda.
Il Souaibou, il pescatore, si era premunito di mais, e gli abbiamo dato da mangiare a turno, accarezzandola.
Oggi aveva fatto almeno altri due giri con due gruppi di turisti, e ogni volta per chiamare 
la sua pupilla le avrà dato da mangiare. Infatti, se avete notato, Africa è obesa.

Giornata guadagnata, direi.
Ho saputo poi che questa ippopotama è famosa, di sicuro in città, e come potrebbe 
non essere così, ma anche fuori s'è sparsa la voce, infatti in giro per internet 
si trovano varie cose.

Domani si parte molto presto per l'Extreme Nord, e sì, è anche questo un nome proprio,
e se volete saperla tutta, esiste il Sud, l'Est, le anglofone regioni del Sud Ouest e Nord Ouest
i già noti Centre (Yaoundé, Mbalmayo,...) e l'Ouest dei Bamileke di cui ho già parlato 
nell'altro viaggio nel viaggio.
Altri nomi per fortuna non sono così "cardinali": Adamaoua, qui "sotto",

e il Littoral, sul mare, ovviamente. Grandi assenti: l'Extreme Centre. Ingiustizia?
Quindi questo di domani sarà un viaggio nel viaggio nel viaggio, dato che poi torneremo
di nuovo qui, luogo che usiamo come base, ci prestano pure la macchina.
Arriviamo, Extreme Nord (sulla ci andrebbe il cappello, ovvero accento circonflesso), 
terra di Bororo, popolo che ha una fisionomia riconoscibile, molto magri, visi allungati,
sembrano dei Somali più che dei Camerunesi, e se lo dico io, che non ho mai visto i Somali...
Visiteremo dei siti naturalistici molto belli e molto famosi.
Buon anno, e per la serie "sa feto al'ultimo?", noi il 31 saremo probabilmente 
dentro al parco nazionale di Waza.


PS: Per vedere qualche altra foto riguardo alla nostra Africa, segnalo 3 siti che ho trovato così al volo:
il primo è in italiano, gli altri 2 in francese ma anche chi non l'ha mai studiato capirà qualcosa, 
data la comune origine neolatina dei cugini d'oltralpe (frase interessante di cui ignoro il significato).
In alcune foto si vedono bene i dentoni sporgenti in avanti, oltre a quelli verticali.
A me è capitato di "allevare" una faina, cosa non comune, ma cacchio, così a occhio direi 
che un ippopotamo mi batte. 




sabato 25 dicembre 2010

Parto!

Ciao Mbalmayo, cittadina strana, piena di colline, piena di gente simpatica.
Nelle prime tre settimane della mia permanenza qui, due fattacci ebbero luogo
nel raggio di 50 metri  da casa nostra, un'aggressione a un motociclista
praticamente davanti al nostro portone, e un furto di alcuni pc.
Noi poi, cioè Sara l'ostetrica che magari mi legge dal nord, e la saluto,
e il sottoscritto, quella sera del motociclista abbiamo pure sentito
qualcosa di strano, ma non siamo mica intervenuti, un po' perché
sembrava che si fosse tutto calmato in fretta, un po' perché non ci pareva
il caso di andare a intromettersi, brutto da dire ma chi siamo noi,
se non dei bianchi intrusi?
E  un po' perché dovevamo finir di vedere la puntata di Boris.
E io poi, quella sera dei pc, avevo pure sentito il guardiano
che hanno legato come un salame, per poi entrare indisturbati
a far man bassa di computer. Sentivo delle urla, in piena notte,
confuse, a me sembrava un ubriaco, e non diceva qualcosa
in francese comprensibile al sottoscritto. Probabilmente
parlava in lingua locale. Il mattino seguente mi hanno raccontato
e le circostanze coincidevano.
Ma probabilmente erano ladri e rapinatori simpatici.
Come quei tizi che quando ci vai a comprarci il pane nei loro panifici,
che ci hanno anche i panifici qui, e dentro c'è pieno di baguettes,
come i francesi sono, ma sono tutti neri, non le baguettes, che sono
color "baguette". E buone proprio, ma davvero nel senso di "mmm che buone".
Sono proprio gioviali sono, sembra che pare che quasi
si direbbe che gli fai un torto, gnanche li andessi a derubare anca loro come i
motociclisti, ma i soldi io ce li do. Centoventicinque franchi una baguette,
e per farne un kilo kon la kappa ce ne vogliono 6, che sarebbe un euro e mezzo,
giusto per vedere quanto costa la baghèt al kilo con la kappa.
Ma io ne prendo solo 4 che fa cifra tonda, come i beignet, belli tondi,
fritti, si pronunciano come i bigné, sembrano tipo quasi assomigliare circa ai nostri bomboloni,
ma un po' più piccoli e meno male, che son pesanti, e senza creme o marmellate.
E questi sono stati in realtà la mia prima droga, conosciuti e amati
senza "eh" e senza "beh?" a soli cinquanta franchi l'uno,
sette centesimi e mezzo di euro.
Roba da trangugiarne tantissimi ma secondo me non fanno male, l'olio fritto
e rifritto non s'è mai sentito dire che faccia male, e se non erano buoni,
allora perché le mosche ci andavano sopra in massa, dato che sono lì sul bancone
senza coperchi? Forse perché il diavolo fa solo le pentole? Eh, son dilemmi.
Ma tanto ci vado in bici a prenderli, perché così faccio lo sport, poi mi danno
anche loro una sport(a) di plastica nera per metterli dentro, gnanche fossero
cadaveri, e senza tovaglioli di carta, pensa che bell'untamento.
E siccome i bianchi devono per forza essere ricchi, e i ricchi per forza devono
viaggiare in macchine grosse come il rinoceronte bianco (appunto), e siccome
se vai in bici allora non sarai mica povero?, allora "Ah ah ah, le blanc!".
E forse sottindendono "in bici, 'sto mona". Infatti me lo dicono: monamì.
"Salut, mon ami". "Salut, mon frère". Son pieno di amici e fratelli, quaggiù,
quindi non è vero che son tutti cattivi. E vacci tu a prendere il pane al
"Centre ville" con quella salitona che poi ti affanni, e con il caldo di qui
ti fai la sauna, e torni a casa pieno di risate di sfottò, paraponzi ponzipò.

Ma che mi frega a me, parto. Ora chi ci va a prendere il pane?
Maria, che fra un po' cammina quella lì, si tira su con la testa
che non sembra mica una bambina di due mesi, e infatti ha due mesi
e una settimana abbondante, ecco perché, e noi lì a preoccuparci
che è forzuta.

Ma mica torno a casa, nel caso la suspence vi abbia stecchiti, è solo un altro
viaggio nel viaggio. Si va al nord, ove l'Africa è quella di Quark, con le savane,
i leoni, le giraffe, le antilopi, gli elefanti, Piero Angela e i bororo.
Beh questo è il nome di un popolo di lassù, ma non ne so mica tanto.
Parto domani (o oggi data la mezzanotte passata), il 26, viaggiando di notte,
e torno circa intorno al 4-5 Gennaio.
Siamo in quattro. Facendo il fattibile in treno, e poi in "car",
quel pulmino di cui avete già visto le foto col maiale sopra, ci si mette
un giorno e mezzo di viaggio. Se non avessimo trovato i biglietti del treno,
tutto in car avremmo fatto, e ci volevano due giorni belli interi solo per arrivare.
Però viaggiando di giorno e vedendo gli svariati paesaggi di quella che viene
da molti chiamata "l'Africa in minatura", ovvero 'sto Camerun.
Il Nord è lontano, e più caldo.
Non perché siamo nell'altro emisfero, come spiegavo nel mio secondo
post "L'Africa e i cliché", siamo in quello boreale seppur di poco.
Ma andando a Nord si va verso il Tropico del Cancro, ove il clima è più secco,
quindi, data la stagione secca, più caldo.
Perché qui non piove più, ma l'umidità c'è ancora, in verità, e la notte viene
il freschino e il mattino si sta bene, c'è pure una specie di nebbiolina,
non di quelle da pianura padana, s'intenda, di quelle che non impediscono
di vedere bene, non so se mi rendo conto, come diceva un tale invece di
dire "non so se rendo".
Scavalcherò il 2010 via di qui, insomma, chissà dove, spero sperduto
in qualche parco nazionale in mezzo alle bestie.
Quindi niente post fino a Gennaio inoltrato, a meno che non trovi
internet e la voglia di collegarmi giusto per dire "sono qui".

Mi tocca di promettere un po' di foto al rientro, sennò che gusto c'è.

Ah, buone feste a tutti, anche se qui sembra più Pasqua,
nel caso rimanessi qui, non so se mai mi abituerei al Natale-Capodanno
in maglietta col sole che spacca e tutto il resto.
A tal proposito, per chi mi chiedeva com'è il Natale quaggiù,
c'è appunto questa cosa strana per noi che veniamo dagli inverni.
Le lucine natalizie ci sono pure qui, cappellini da Babbo Natale,
addobbi vari. Solo che mi fan più pensare alle nostre sagre estive.
Ieri sera sono uscito per le strade di Mbalmayo,
accompagnato da un paio di Camerunesi, che come s'è capito
questa città non è molto sicura, meglio avere uno del posto che dà le dritte,
e c'era un bel po' di gente lungo praticamente l'unica strada che ha
un po' di vita serale.
Bar, baracchini di vario genere, per esempio ove si griglia il grigliabile,
musica a tutto volume con scarso utilizzo di equalizzatori, gente che ballava
un po' di qua e un po' di là. A sentir dire, si sarebbe talmente riempito di gente
da chiudere la strada, effetto muro umano. All'una tuttavia son rientrato,
c'erano varie persone, ma nulla in confronto ai Mercoledì di Piazza delle Erbe
a Padova, per chi sa di cosa parlo.
Credo che andassero avanti per tutta la notte, ma io ero molto stanco,
causa nottate lavorative, e qui vi lascio alla vostra fantasia :)

Bene, dormo, non ho ancora preparato il bagaglio, vi lascio con l'augurio
di buon Natale in lingua locale, l'Ewondo:
                                                                            Mbembe abog Klismet.

mercoledì 15 dicembre 2010

Mille e ancor più mille

Uhelà, due post in pochi giorni!
Ma solo perché mille e ancor più mille fa 2000,
come i più arguti avranno sicuramente... arguito.
Duemila visite a 'sto blog, pensa che roba.

Ohibò, ma perché poi vantarsene?
Ah, scellerati voi che lo pensaste, o me desimo (*) con coda paglierina?

(*) ho risparmiato un 'me', con notevole risparmio di inchiostro.

Solo fini statistici! Pura curiosità! Non ci credete? Beh, per dimostrarvelo
vi metto qui di fianco il conteggio automatico, sopra ai lettori fissi,
e qui sotto l'immagine con le Statistiche, tanto nessuno si accorgerà che anche
questo potrebbe sembrare un attacco di vanagloria...
Sia quel che sia, è interessante:

Forza, fans di questo o quell'altro sistema operativo/browser, scatenatevi :)


Tuttavia io rimango dell'idea che il dato reale sia qualcosa come
la decima parte di quanto indicato lì sopra.
Giornata Yaoundica guidando me desimo (*), doppio stress, ma è andata
anche bene, a parte la traggedia: non ho trovato le arachidi.
Ma di quali arachidi vai cianciando?
Di quelle in bottiglia, è ovvio.
Come no, oltre al cervello ti bevi pure le arachidi?
Certo che no, speta che vi spiego (mi piace 'sto gioco del farsi le domande
e darsi delle risposte, mi fa sentire un ospite di Marzullo).
Ebbene, una delle belle scoperte del Camerun, sono le arachidi.
Quelle sgusciate, che come da noi, si mangiano tostate (qualcuno non pensi
che siano crude), ma al contrario di noi non sono affatto imbottite di un chilo
di sale ciascuna, né d'olio. E non sono vendute in pacchettini formato
presa in giro, da 128 mg, o formato famiglia di una volta (citazione dotta,
il "colpevole" si palesi), da otto chili e mezzo.
Sono messe dentro a delle bottiglie di superalcolici. Vuote, sia ben chiaro.
Ora che lo scrivo, mi vien da chiedermi: "perché solo in quelle di superalcolici?"
Ma siccome Marzullo non c'è, in realtà, non mi rispondo.
Potreste pensare che poi è scomodo tirarle fuori, ma a parte l'ultima
che abbiamo finito, che aveva anche quella specie di salvagoccia in plastica
incastrato nel collo (sai che fastidio a respirare), di solito escono bene.
E sono, inutile dirlo, buonissime! E risultano molto meno pesanti, ergo,
ne mangerei in quantità industriale, perché sono sempre stato un
arachidipendente. Si trovano anche qui a Mbalmayo, in qualche
negozio di alimentari, ma non so perché, quelle che ti vendono i bambini
per strada a Yaoundé son più buone. Mille franchi, un euro e mezzo,
per gli interessati alle economie estere.
Sì lo so cosa avrete pensato, ma il post sullo sfruttamento
del lavoro minorile non so se mi va di farlo :)
Fanno anche quelle caramellate, dolci, come si trovano nelle nostre sagre,
assieme a mandorle, noci & nocciole. Ma io preferisco le altre.
Fatto sta, epperò, altroché, gli è che, oggi non ho visto una sola bottigliadi arachidi per strada. Peccato. Per consolarmi ho preso un paio di minuscoli
sacchettini di arachidi nature. Cioè non tostate e non seccate, mai mangiate
prima, in vita mia. Mi piacciono anche queste, ma un po' meno, e forse
son più pesanti. Tra l'altro, pochi giorni fa ho visto una pianta di arachidi,
che non conoscevo, la quale, estirpandola, mostra i "frutti", che in realtà
sono i semi della pianta, e sono attaccati alle radici.
Per qualcuno starò dicendo cose ovvie, ma io non avevo mai pensato
a cosa esattamente fossero le arachidi, di preciso. Semi.
Anche se comunemente si chiama "frutta secca".
C'è sempre wikipedia, se non vi fidate di me.
Pensa te se devo venire in Africa per sapere cosa sono le arachidi.
Considerando che c'è chi le chiama anche spagnolette, avrei dovuto
andar nella penisola iberica, piuttosto.
Di tali bottiglie non ho purtroppo alcuna foto, ma annunciando che
la metterò un giorno, spero di suscitare la curiosità di almeno
un paio di persone.
Beh, una sono io, chissà che foto metterò? MAH, non vedo l'ora...

Con il suo bel casino di sempre, la giornata capitale è comunque passata bene,
con tanto di spuntino veloce di quegli spiedini bovini di cui ora non ricordo
esattamente il nome, e un altro pezzo di pranzo a base di "mouton", montone,
ornato della solita cipolla cruda, di peperoncino e di cancun, che non è
una spezia messicana, perché si legge come "cancan", ma è buona lo stesso,
e non so di cosa è fatta, lo scoprirò. Tra l'altro, il montone mangiato oggi
aveva un sapore molto più delicato di quello della pecora o dell'agnello.
O forse ero distratto dal resto, gli altri sapori forti.

In questo Camerun non mancano mai le scene divertenti, che a seconda
dell'umore possono diventare caustiche, fastidiosissime.
In questo caso ci ho riso su.
La location della scena è uno stabile con uffici della regione e della prefettura,
in un posto molto ordinato, una volta tanto,
con ampio parcheggio davanti e delle guardie di fuori, almeno si può
lasciare la macchina senza patemi, qui gli stessi camerunesi ti mettono
sempre in guardia, mai fidarsi di nessuno.
Bel bello, e stanco, accompagno la mia co-viaggiatrice,
la segretaria dell'ospedale, per cose sue, parcheggio regolarmente
in un posto segnato con le consuete strisce bianche.
Distrattamente penso: "oh che bello, un parcheggio proprio di fronte
al cancello d'entrata, che comodità, dopo i vari embouteillage".
La segretaria entra, io l'aspetto scacciando il caldo e l'arsura
(finita la stagione delle piogge) con una bella birra fresca in lattina.
Poco dopo, esce una macchina dal cancello... e mi suona...
e io mi rendo conto che più che di fronte, il parcheggio era davanti
all'entrata. Giustamente, ero in mezzo alle balle, ma ero anche
in un parcheggio contrassegnato! Ma che lo metti a fare un posto
macchina davanti a un cancello? "Passo carrabile" come si dice in francese?
E vabbé, di cose del genere ne vedi talmente tante che è impossibile
ricordarsele tutte.

A proposito di ricordarsi, quasi dimenticavo, mi sono fatto
un bel permesso di soggiorno che vale ben due anni, il quale dà anche
diritto di entrare e uscire tutte le volte che si vuole, nei suddetti due anni.
Ecco cosa vuol dire avere una solida istituzione cattolica alle spalle.
(Quella che dichiara che sto svolgendo lavoro per loro. Che è vero).
'Sti preti, tutto ottengono.
Stranamente, ci ho impiegato pochissimo, una mezz'oretta in tutto.
Manco le fototessere servono, la foto te la fanno loro.
Ti prendono tutte le impronte digitali, tutte le dita di entrambe le mani,
mi stavo levando anche le scarpe ma mi han detto che non serviva.
Per avere dall'Italia il visto per il Camerun ho dovuto aspettare 2 giorni,
andando direttamente all'ambasciata a Roma, se avessi fatto spedendo
le pratiche via corriere, sarebbe trascorso sicuramente molto più tempo.

L'ufficio immigrazione di Yaoundé mi ricorda tanto quegli uffici postali
che si vedono nei film western: bui, con le paratie di legno,
diciotto persone in trenta metri quadri... Billy the Kid seduto a fumare
un sigaro in un angolo... cose così.

Per la cronaca, non credo che starò qua due anni, ma penso di tornarci,
finché mia sorella tiene in ostaggio qui la mia nipotina.
Che c'entra che è sua figlia? E` la mia nipotina.

domenica 12 dicembre 2010

Ouest parte seconda

Sono vivo!
Magari qualcuno si stava preoccupando... o stava gioendo...

Fra lavoro intenso e malattie varie (sì, sono un catorcio), sono passate altre 2 settimane,
è ora di terminare il mini-resoconto dell'Ovest.


Noi eravamo nella parte francofona, ma un po' di ordine in più e un diverso stile
architettonico faceva pensare alla Germania (pensavate che dicessi Inghilterra, eh?), 
infatti i tedeschi sono stati fra i primi colonizzatori di queste zone. 
Sembra che per i cittadini tedeschi non serva un visto per entrare in Camerun.
Nel Centre Climatique, dove alloggiavamo, c'era pure la piscina, ma se la temperatura 
non invitava il bagno, le creature galleggianti sull'acqua ancora meno. 
Non che facesse proprio schifo, ma non era esattamente pulita.
Una cosa degna di nota è che nel bungalow "vicino" al nostro, a cento, forse duecento metri
da noi, stava soggiornando... rullo di tamburi... Roger Milla!
Ora probabilmente l'audience si divide in due. Una delle due metà sarà composta
quasi integralmente da maschi, che troveranno inutili (o errate) le spiegazioni di cui sotto.
Se invece siete fra quelli che hanno subito pensato "e chi cacchio sarebbe costui?" 

leggete con estrema attenzione.
Roger Milla è uno degli orgogli del Camerun, subito dopo le brochettes.
Ex calciatore, nato a Yaoundé, la capitale, è passato alla storia, oltre che per i suoi
meriti da attaccante, anche per aver inventato la Makossa, "una danza attorno alla bandierina
per festeggiare i suoi gol, una danza che diventerà un'icona e che farà il giro del mondo".
E proprio durante i mondiali di Italia '90. Ho citato spudoratamente wikipedia.
Pensa che roba, e dormiva vicino a noi, è una di quelle cose che ti fanno dire "Embé?".
Ma 'nfatti... poi manco l'ho visto, ce l'ha detto una tizia che lavorava lì.
Però ho visto che aveva una guardia che presidiava il suo bungalow,
anche quando lui non c'era. Paura che gli rubassero... la fama?

Ma torniamo a noi.
Nel clima di festa del viaggio, cosa c'è di meglio da fare, se non andare 
a un funerale
Sorvolando sull'apparente ossimoro intrinseco...
Aspetta, non posso aver scritto una cosa simile. "Sorvolando sull'apparente ossimoro intrinseco" ?
A parte quel che può sembrare una stronzata gigantesca, i funerali dalle parti dei Bamileke
sono delle feste. Ricordo che i Bamileke sono le popolazioni dell'Ovest, in caso.
Quando muore qualcuno non si fa il funerale, ma la "doglia", l'interramento, insomma.
Quello sì che è triste.
Ma poi, ogni anno, per svariati anni, si fa il funerale, che invece è una bella festa.
Serve a ricordare le cose belle del defunto. A seconda delle possibilità economiche

del caro estinto, le festività possono durare giorni, anche due settimane.
Noi abbiamo partecipato a un pomeriggio "e mezzo" di tal funerale, del popolo
Balevang, nel villaggio omonimo a venti minuti da Dschang dove soggiornavamo.
L'ho trovato più divertente dell'intronizzazione, sarà la dimensione più umana, 
con meno fronzoli, niente TV, pubblicità, eccetera, ma comunque tante danze, 
costumi, musica, cibo e birra, che pare non manchi mai in Camerun.
Ho persino ballato, per un minuto, non di più, di fianco a una qualche personalità
del villaggio, notabile o chissà che altro, completamente ubriaco.
Anche qui però mi divertivo a "entrare" nelle danze per filmare, magari al centro
di cerchi di donne in costumi tradizionali. No, non erano vestite solo con gonnelline di brochettes,
quest'idea però mi stuzzica, mannaggia a chi me l'ha scritto :)
Pare che nelle feste i nostri fuochi artificiali notturni siano qui invece degli spari diurni.
Qui c'era un tale che sparava in aria con un pistolone, che faceva sussultare

tutte le persone intorno. Fortunatamente lo caricava a mano dalla canna,
come si vede nei film dell'ottocento, così passavano almeno un paio di minuti
fra uno sparo e l'altro.
All'intronizzazione c'erano dei fucili che quando sparavano in aria
facevano cadere pezzi di rami d'albero e foglie, quindi non erano a salve...
Di funerali in giro ce n'erano un sacco, sono pubblicizzati con dei gran striscioni.
E` una tradizione molto forte, ci tengono parecchio. Si respirava molto il fatto

che le tradizioni sono tenute vive, molto più che qui al centro dove siamo noi.


Altre belle cose che si son viste: l'università di Dschang, un vero e proprio Campus
che noi ce li scordiamo, su una collinetta proprio sopra al Centre Climatique, tra l'altro.
E un museo che apriva in quei giorni, con ingresso gratuito, nel quale siamo riusciti
a fare solo un paio di foto, era vietato. Museo dell'evoluzione, o forse il nome era tutt'altro,
ma raccontava parecchia storia dell'Ovest e del Camerun in generale, dai primi colonizzatori, 
la schiavitù, l'indipendenza, e il culmine dell'evoluzione: le brochettes.
Mi sarebbe piaciuto visitarlo per bene, ma c'era molto da leggere, molta Storia,
interessantissima, a mio avviso, ma non ti davano il tempo, perché altre persone dietro
aspettavano. Ottima pubblicità, direi. Lì ho appreso che i primi colonizzatori africani
(non camerunesi) in assoluto sono stati i Portoghesi, poi Olandesi, Belgi, e via con 
tedeschi, inglesi, francesi, non ricordo l'ordine esatto, a quei tempi non ero in Africa.


Due parole vanno spese per "Banana Fashion", un negozietto, un buco di 3 metri per 4,
di un tale che vendeva vestiti, scarpe, borse, cappelli, interamente fatti di foglie di banana.
Lui stesso era vestito di banana. Ma lo vedrete fra poco.
Io non potevo fare a meno di cantare "Banana Joe".



E` una cosa particolare tornare da un viaggio simile, perché è un viaggio nel viaggio,
non è che poi si torna a casa, sempre in Africa sono, è una sensazione piacevole.
Meno piacevole è la labirintite che mi sono portato come souvenir, iniziata con un gran male
d'orecchie e di gola, che mi ha accompagnato per altre 2 settimane, mannaggia,
con tanto di giramenti di testa e forti nausee. Ero sempre orizzontale, letto o divano.
Altrettanto poco piacevole è l'imboccare la strada sbagliata a Yaoundé, proprio quei 50
metri, sì e no, che sono assolutamente proibiti per chiunque, solo il presidente in persona
ci può passare. Del resto, essendo ancora per me alquanto oscura la morfologia capitale,
e ancor di più per gli altri viaggiatori, abbiamo chiesto informazioni per raggiungere 
un determinato luogo in cui dovevamo lasciare uno di noi.
Beh, tutti ci rispondevano "sempre dritto", "tout droit", e noi via, sempre dritti.

Peccato che in quel dannato punto c'è una rotonda, che guarda caso però ha anche una 
strada che la taglia, ci passa proprio in mezzo, ed è corta, sì e no 50 metri.
Guidavo io.

E` stato divertente tentare di far lo gnorri, accorgersi con il proverbiale secondo di ritardo
dell'immane cazzata che si sta perpetrando, complici anche i compari, "sì sì vai sempre dritto, 
ci han detto così". Spassosissimo vedere quei 5-6 fra vigili, poliziotti, militari, guardia nazionale,
cavalieri templari o chissà chi altri, correrci letteralmente dietro in mezzo alle macchine,
dentro a una rotonda, a Yaoundé-l'inferno-che-è-in-te, mentre noi tentavamo spudorati 
di far finta di nulla...
Non siamo sfuggiti, ci hanno intimato la resa senza condizioni.
Inutile appellarsi alla convenzione di Ginevra, probabilmente manco sanno dove si trova.

Minacce di ritiro patente, ritiro libretto, ritiro del permesso di urinare...
Paventando un ritiro del permesso di mangiare brochettes, siamo arrivati a un accordo,
una multa di 12000 franchi, 18 euro che ci siamo divisi in 4.
Multa è un termine ad alto contenuto eufemistico, se solo si provava a chiedere una ricevuta

il cattivissimo ufficiale della Gestapo Camerunese ripartiva con l'elenco delle minacce.
Non so se s'è capito, ma di fatto gli abbiamo dato una mazzetta, qui le cose funzionano così.
Chissà se corrono così tanto in mezzo al traffico se vedono uno che scippa una borsetta,
che ruba una macchina, che viaggia senza targa, o quando sono in 4 su una moto. 
Non credo, non ne val la pena. Beccare dei bianchi che imboccano la strada del presidente,
però, è una manna dal cielo.

Bene, siamo alla fine della storia.

Ovviamente non si può raccontare tutto questo senza almeno farvi dare una sbirciatina,
quindi ecco il secondo giro di foto, scattate quasi tutte dai compagni di viaggio,
io avevo finito la batteria. Alcune sono scatti da cellulare.


Le foto. Buona visione.
.